
Per raggiungere la tanto auspicata parità fra uomo e donna a livello europeo ci sono stati molti progressi negli ultimi dieci anni, in particolare per quanto riguarda la presenza delle donne nella politica, ma c’è ancora tanto da fare, soprattutto in Italia.
La crisi dovuta alla Sars CoV2, secondo i dati ISTAT, segnala che su 101.000 nuovi disoccupati del mese di dicembre 2020, il 98% è donna. I settori che hanno sofferto di più sono stati quello della ristorazione, turismo, commercio, lavori di accudimento e pulizia, dove tradizionalmente vengono impiegate le donne.
Gli stereotipi sulle professioni maschili, specialmente su quelle ingegneristiche o a carattere scientifico, tecnologico e informatico, hanno fortemente condizionato in passato le scelte scolastiche di noi studenti. Oggi grazie ad un lavoro sull’orientamento svincolato da pregiudizi, che inizia fin dalle scuole primarie e che cerca di mettere in luce i talenti e le predisposizioni possedute da ogni alunno e alunna, molte studentesse hanno finalmente potuto compiere scelte maggiormente consapevoli nei confronti dei loro studi futuri, comprendendo che il lavoro è una questione trasversale al genere.
La scuola rappresenta il luogo privilegiato in cui si forma l’identità di genere e la personalità di noi studenti e studentesse, proprio per questo si dovrebbero svolgere anche lezioni sull’affettività e sull’educazione ai sentimenti. Abbiamo potuto capire che le pari opportunità di genere e la valorizzazione delle differenze sono temi trasversali di educazione ad una cittadinanza consapevole e ci auguriamo possano contribuire a favorire la crescita di cittadine e cittadini attivi e partecipi in tutti i contesti di vita, nella società, nella famiglia e nel lavoro. Un’educazione all’uguaglianza fra i generi e una relazione di coppia rispettosa dei diritti dell’altro risulta di urgente necessità, a partire dal contesto familiare per poi svilupparsi nel percorso scolastico.
Anche la scelta di comprendere la necessità di adottare un certo tipo di linguaggio o di usare determinate espressioni, sta diventando una vera emergenza sociale, indispensabile per saper riconoscere le pubblicità sessiste e contrastare gli episodi sempre più frequenti di violenza di genere. A tal proposito la conoscenza del “Manifesto delle parole ostili” può contribuire alla sensibilizzazione contro la violenza delle parole.
L’educazione può contribuire a modificare il punto di vista, per capire quali insicurezze si nascondono dietro l’adozione di atteggiamenti sbagliati, l’uso di stereotipi e di modelli relazionali prevaricatori. Spetta alla famiglia impostare il lavoro che dovrà essere continuato e sviluppato dalla scuola per realizzare una reale inclusione che valorizzi le differenze, insegnando una vera cultura del rispetto.