Tanti fiorentini oggi over 45 enni possono vantare di aver fatto il liceo in un edificio meraviglioso con un panorama unico come Villa di Rusciano. Fino al 1996 ha infatti ospitato lo scientifico Piero Gobetti, poi trasferito a Bagno a Ripoli: per tanti anni lungo via Benedetto Fortini centinaia di ragazzi con lo zaino sulle spalle percorrevano la salita e varcavano il cancello di parco e villa. La storica residenza - il cui primo nucleo è stato attestato come costruito in tempi antecedenti al 1300 - è stata successivamente sede dell’assessorato all’ambiente del Comune di Firenze, che ne ha acquisito la proprietà nel 1997 a titolo gratuito dall’Istituto Vittorio Veneto con il vincolo di mantenerla in mano pubblica. Un vincolo che ha tentato di non rispettare: dal 2010 al 2018 ci sono stati tre tentativi di alienazione all’asta, tutti andati a vuoto. Nel 2019 la vendita è stata sospesa per valutare progetti di recupero a interesse pubblico. Vendute invece a privati le coloniche e alcuni appezzamenti di terreno.
Il parco, meraviglioso, è aperto alla cittadinanza, anche grazie a numerosi interventi di valorizzazione da parte del Quartiere 3 con attrezzature, tavoli da picnic, aree per il fitness e per gli amici a quattro zampe. A giugno scorso, grazie a un progetto di recupero da 250 mila euro di Palazzo Vecchio col Quartiere, il parco è stato ulteriormente valorizzato e ampliato, arrivando a 10 ettari di estensione totali, con nuove alberature, aree da coltivare inclusi 14 spazi per orti urbani e 18 orti sociali, nonché un nuovo collegamento protetto e all’ombra con via del Larione che sarà utilizzabile dagli studenti della scuola Puccini per arrivare da via di Ripoli in aula a piedi in sicurezza.
Opere e verde che si vanno ad aggiungere al giardino all’italiana della villa, alle zone coltivate di pertinenza dell’immobile e allo splendido parco con specie arboree diverse, tra cui un albero monumentale dell’elenco nazionale, ossia la Palma del Cile alta 15 metri e con una circonferenza di circa 3,50 metri, e alcuni esemplari secolari di Cedrus libani. Il parco è anche un punto di osservazione privilegiato su Firenze.
Ma se vale davvero la pena passeggiare per qualche ora nel parco per il suo splendore, la villa attualmente versa in uno stato di conservazione precario dal quale nessuno al momento è riuscito a salvarla. Eppure meriterebbe tanto, anche nel rispetto della sua storia: acquistata verso la metà del ‘400 da Luca Pitti, fu restaurata – secondo i racconti del Vasari – nientemeno che da Filippo Brunelleschi. Nel 1472 podere e villa furono acquistati dalla Repubblica fiorentina e concessi a Federico III da Montefeltro duca di Urbino, all’epoca capitano generale delle forze armate fiorentine. Passò di mano in mano fino all’800, poi utilizzato dall’orfanotrofio Istituto Vittorio Veneto. Fino alla metà degli anni ’80 ha ospitato un asilo al piano terreno e nelle antiche scuderie e poi appunto il Gobetti.
Alla fine del 2021 sembrava essere arrivata la svolta con un accordo tra il Comune e l’Agenzia dogane e monopoli che vi avrebbe dovuto realizzare una scuola di alta formazione per i giovani che lavorano in questo settore. In cambio l’agenzia doveva sostenere la progettazione e l’esecuzione degli interventi di recupero e riqualificazione dell’immobile, oltre a versare un canone annuo al Comune. Un progetto comunicato ai quattro venti, ma mai realizzato e ora definitivamente tramontato. Ventilata di recente anche l’ipotesi di accogliere nell’antica villa l’immenso archivio Alinari, ma i costi sarebbero davvero elevati. Eppure l’idea piacerebbe ai residenti del quartiere che, riuniti in un comitato pro Rusciano, da tempo chiedono un recupero pubblico del bene con proposte interessanti come la creazione di centri e servizi per i minori, magari un polo museale–didattico, spazi di coworking, laboratori dopo-scuola, centri estivi, corsi di restauro, laboratori teatrali, orti didattici, spazi per eventi culturali e ricreativi e anche un luogo per le cerimonie funebri laiche. Insomma, idee variegate, ma sempre con un unico obiettivo: restituire ai cittadini il loro bene prezioso a cui tutti sono legati.