REDAZIONE FIRENZE

Rari Nantes, tutti assolti No del giudice al sequestro

Il presidente Andrea Pieri soddisfatto per la sentenza: cade l’accusa di "azione tale da provocare il pericolo di inondazione" in caso di piena

Salva la rive gauche d’Arno che ospita la Rari Nantes Florentia. No del giudice ad una nuova richiesta della procura di sequestro dell’area in lungarno Ferrucci 24 sede del sodalizio biancorosso fondato nel 1904. E assoluzione del presidente della società, Andrea Pieri, dall’accusa – in concorso con Daniele Palladini, legale rappresentante di ‘Josephine srl’ e gestore del bar ristorante – di occupazione abusiva, dopo la realizzazione di alcuni manufatti, tale da ostacolare la "libera fruibilità dell’area in questione". E – in questo caso Pieri in concorso con Stefano Lombardi, il direttore dell’Agenzia del Demanio-Direzione Regionale Toscana e Umbria – dall’accusa di "azione o omissione colposa tale da provocare o far persistere il pericolo di un’inondazione". Prescritti alcuni abusi edilizi. L’accusa, sostenuta in aula dal pm Alessandra Falcone aveva chiesto le condanne di Pieri a 2 anni e di Palladini a 1. Con Pieri e Palladini altri assolti eo prescritti, altri sette imputati ‘minori’. Così in I°grado.

Lo ha deciso ieri il giudice monocratico Franco Attinà che ha appunto rigettata pure la richiesta di sequestro dell’area in riva sinistra d’Arno, sostenendo che in caso di piena potrebbe essere d’ostacolo al deflusso della acque. E causare inondazione.

"Esprimo soddisfazione – ha commentato Pieri, a lungo sotto inchiesta – per l’esito del processo, un risultato ottenuto grazie alla perseveranza dei dirigenti e dei collaboratori tutti della società e allo scrupolo e alla capacità dimostrati dagli avvocati difensori (Nicola Muncibì e Sergio Cecchi, Palladini è stato difeso da Mattia Alfano, ndc) nel tutelare le ragioni di una società storica come la Rari. Grazie a tutto ciò Firenze ha potuto mantenere la sede storica, le attività sociali e sportive che portano la Rari a essere la prima società italiana nel panorama natatorio".

Spiega l’avv.Muncibì che "in riferimento all’occupazione abusiva non ci può essere reato poiché Pieri è succeduto alla dirigenza d’una società che da sempre occupa quell’area. Come poteva essere a lui imputata una qualsiasi invasione?". E sull’accusa di pericolo di inondazione, spiega il legale che "il pericolo di inondazione dev’essere concreto, invece nel caso specifico è basato su una mera ipotesi, peraltro smentita dai testi chiamati da questa difesa, a cominciare da una funzionaria dell’Autorità di bacino. E poi dalla consulenza tecnica che abbiamo prodotto in fase istruttoria: attesta l’assoluta insussistenza di un pericolo di inondazione collegato o derivante dalla struttura".

Fin qui la vicenda penale, partita da lontano con un sequestro (2 gennaio 2013) e l’annunciato abbattimento (per il 16 settembre, stesso anno) di piscina e terrazza. Con scintille tra Provincia e Comune. Eugenio Giani, all’epoca presidente del Consiglio comunale commentò in modo duro: "La notizia di un’ordinanza per la demolizione della sede della Rari lascia sconcertati e fortemente delusi per l’incapacità del presidente della Provincia Andrea Barducci di filtrare, attraverso una giusta mediazione politico-amministrativa, perizie sui presunti pericoli per lo scorrimento delle acque d’Arno". La querelle sembrò risolta col progetto di rilancio grazie a una norma votata in Consiglio regionale, l’approvazione da parte di Palazzo Vecchio di un progetto preliminare per la ristrutturazione, con finanziamento e mutuo già contratto. Pesavarono poi la ‘ richiesta di sfratto’ partita dal Genio civile. "Dalla certezza della permanenza all’invito all’abbandono" chiosò un infuriato Pieri. E una sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma, ordinava la demolizione della Rari e annullava un’autorizzazione vecchia di 5 anni della Provincia. Fino al nuovo impegno di Regione, Comune e Città Metropolitana per superare l’impasse.

giovanni spano