REDAZIONE FIRENZE

Quel salvataggio di Guttuso

Antonio Paolucci ha salvato il capolavoro di Renato Guttuso, "Battaglia del Ponte dell'Ammiraglio", dal rischio di essere venduto all'estero. Grazie alla sua determinazione, l'opera è ora esposta agli Uffizi.

È merito di Antonio Paolucci se significative opere d’arte sono state acquistate dal Ministero e sono entrate a far parte del patrimonio nazionale agli Uffizi, al Bargello e altrove. Ho seguito da vicino una di queste operazioni di salvataggio di beni, condotta dal soprintendente con straordinaria determinazione: la Battaglia del Ponte dell’Ammiraglio, capolavoro di Renato Guttuso. L’ultimo grande dipinto sul Risorgimento, datato 1951-52, era stato dato in comodato a un Comune della Sicilia, con l’assicurazione che la Regione lo avrebbe comprato. Dopo dieci anni di attesa il proprietario lo aveva affidato ad una nota galleria d’aste. Rischiava di finire in un museo tedesco dove forte è l’interesse per il pittore siciliano. Prima mossa di Paolucci, allora soprintendente del Polo Museale fiorentino, fu quella di impedire l’espatrio dell’opera, vincolandola a restare nel nostro Paese: con conseguente restrizione del mercato e quindi del prezzo. In condizioni di favore iniziò la trattativa col gallerista e con la proprietà per l’acquisto dell’imponente dipinto (oltre cinque metri di lunghezza) fino alla felice conclusione fra le parti: da tutti visibile e fruibile oggi a San Pier Scheraggio, a piano terreno degli Uffizi, di fronte a un altro capolavoro, La battaglia di San Martino di Corrado Cagli, del 1936.

Paolucci mi aveva coinvolto per due motivi: per la mia passione per la storia e per la pittura risorgimentale, dai Macchiaioli in avanti; per la presenza del disegno originale della Battaglia a Pian dei Giullari, dono di Guttuso all’amico Giovanni Spadolini, cui aveva dato appoggio nella istituzione del Ministero per i beni culturali e ambientali. Quel primo nucleo dell’idea pittorica rappresenta Garibaldi a cavallo, spada in pugno, ai bordi del ponte, che trascina i suoi volontari alla vittoria contro i Borboni, alle porte di Palermo, nel corso della spedizione dei Mille. "Manifesto culturale – sono parole di Paolucci – e insieme manifesto politico": ai garibaldini in camicia rossa, come è noto, Guttuso aveva dato il volto dei protagonisti della Resistenza, come Giancarlo Pajetta, Luigi Longo e Vittorio Vivaldi, il leggendario comandante Carlos della guerra di Spagna. Autentico filo rosso fra il primo e il secondo Risorgimento.