BARBARA BERTI
Cronaca

Pivetti e l’universo femminile: "Al palo per secoli, ora cambiamo"

Stasera alle 20,30 al teatro Goldoni con "L’inferiorità delle donne, evergreen del pensiero reazionario"

Pivetti e l’universo femminile: "Al palo per secoli, ora cambiamo"

"Ci hanno tenute al palo per secoli e ancora oggi dobbiamo lottare per essere ascoltate, considerate, rispettate. E anche amate in maniera adulta e non possessiva". Parola di Veronica Pivetti che stasera (ore 20,30) al Teatro Goldoni di Firenze presenta "L’inferiorità mentale della donna-Un evergreen del pensiero reazionario tra musica e parole" di Giovanna Gra, spettacolo liberamente ispirato all’omonimo trattato di Paul Julius Moebius. Nei panni di una moderna Mary Shelley, l’attrice racconta, grazie a bizzarre teorie della scienza e della medicina, l’unico, vero, Frankenstein della storia moderna: la donna.

Si sente un po’ Mary Shelley?

"E’ stata una donna rivoluzionaria, sarei orgogliosa di assomigliarle! Nello spettacolo il mio personaggio, che si chiama Aura D’Antan, ’viviseziona’ la condizione della donna nei secoli e la racconta tra musica e parole. Aura è in realtà una conservatrice e sembra essere ancora più maschilista del suo mentore, il neurologo Paul Julius Moebius, l’autore del libro su cui lo spettacolo si basa".

Qualche esempio di bizzarre teorie della scienza e della medicina sulla donna?

"Nello spettacolo narro una quantità di ’abusi’ culturali e sociali cui le donne sono state sottoposte. Uno su tutti? La legge del 1801 del francese Sylvain Marechàl per vietare alle donne di imparare a leggere. Poi anche le mostruose teorie di Cesare Lombroso, considerato il padre della criminologia che postula come scoperte scientifiche dei proverbi regionali che secondo lui dimostrano come ’la menzogna nella donna sia fisiologica’".

Secondo lei, a che punto siamo con la parità di genere in Italia?

"Lontani. Per ottenerla basterebbe cambiare davvero le cose. E per farlo occorre scardinare una mentalità maschilista che sopravvive indisturbata nella mente di molte persone, uomini e donne, purtroppo".

Perché la cultura maschilista è così difficile da abbattere?

"Chi ha il potere non lo molla volentieri, suppongo. Ci vogliono nuovi generazioni realmente desiderose di parità tra i sessi affinché l’oscurantismo nei confronti della donna venga finalmente spazzato via".

Ha prestato il suo volto per la campagna Amnesty per combattere la violenza di genere: ci racconta l’esperienza?

"Collaboro con Amnesty da un bel po’ di tempo, da quando patrocinò il mio primo film da regista ’Né Giulietta, né Romeo’. Da allora ho fatto un bel pezzo di strada con Amnesty: sono stata con loro in Marocco nei centri antiviolenza, ho sempre aderito alle loro battaglie e so che questo rapporto continuerà".