
Pinelli difende il Csm: "Scelte per efficienza. No a lotte di correnti"
FIRENZE
Esalta il lavoro dell’attuale consiglio e difende le nomine del Csm, il vicepresidente Fabio Pinelli, rappresentante illustre dell’organo di autogoverno della magistratura presente alla cerimonia fiorentina dell’inaugurazione dell’anno giudiziario.
Forse non è un caso, che il numero due del Csm abbia scelto la sede giudiziaria che ha fatto parlare di sè per il duello all’ultimo voto per l’assegnazione dell’incarico di procuratore capo, vinto da Filippo Spiezia su Ettore Squillace Greco proprio grazie al voto ’doppio’ dello stesso Pinelli.
Braccio di ferro non ancora concluso, visto che per questo ruolo pende ancora un ricorso al Tar dello sconfitto nei confronti del vincitore. E Firenze, poi, è anche la sede del processo Open, in cui Renzi, imputato, non ha mai risparmiato bordate a chi sostiene le accuse contro di lui.
Così, dopo aver snocciolato dati e numeri della "via dell’efficienza" intrapresa dal “suo“ Csm, "tesa a valorizzare adeguatamente il lavoro di tanti magistrati fortemente impegnati per il bene comune", e bacchettato "le contrapposizioni interne anche di carattere correntizio", Pinelli ha ricordato che "in materia di nomine, il Consiglio Superiore opera le scelte in funzione dell’efficienza degli uffici giudiziari valutando le qualità dei candidati con riferimento ai parametri fissati dal testo unico della dirigenza. Si tratta, naturalmente, di scelte che possono essere opinabili, ma proprio perché fondate sull’esercizio della discrezionalità tecnica sempre sottoponibili al vaglio del giudice amministrativo". Risposte anche a chi vede dietro una nomina disegni “politici“: "La legittima critica delle scelte consiliari non può tuttavia trasmodare, o far intendere, neppure surrettiziamente, che la nomina di un magistrato per ricoprire un incarico direttivo sia decisiva per il condizionamento dell’autonomo ed indipendente esercizio delle funzioni giudiziarie o addirittura sugli esiti di specifici procedimenti".
"Occorre invece rivendicare - ha proseguito Pinelli - come anche sul terreno delle nomine emerga la saggezza che ebbero i Costituenti nel disegnare un Consiglio Superiore nutrito della ricchezza degli apporti professionali e culturali e, dunque, anche della conoscenza concreta degli uffici giudiziari acquisita tanto con l’esercizio della funzione magistratuale, quanto con il contributo di esperienza derivante dalla professione forense che, riconosciuto dalla Costituzione, non può essere ridotto a causa d’incompatibilità. Ogni nomina non può che essere decisa dal Consiglio Superiore secondo scelte pur sindacabili, si ripete, ma comunque degne di rispetto perché espresse dalla superiore volontà consiliare e volte unicamente al bene dell’ufficio e del servizio. Si tratta di scelte operate, come detto, sulla base di discrezionalità tecnica nella comparazione tra professionalità tutte di eccellenza. Pensare diversamente si risolverebbe in un affronto per gli aspiranti alla nomina e per tutti i magistrati che esercitano l’azione penale quando riscontrano la violazione della legge o decidono il processo solo secondo diritto in relazione ai fatti accertati. E in fondo offende tutta la comunità di giuristi a cui tutti apparteniamo e che credono, così come noi crediamo, ad una giustizia giusta, perché tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge".
Squillace Greco, che ha preso la parola successivamente a Pinelli, ha invece speso parole per i giudici del distretto finiti sotto attacco per le loro sentenze.
ste.bro.