Careggi, un’altra ‘bomba’: sotto inchiesta il chirurgo Stefàno

Sette gli indagati con l’accusa di concussione. Nel mirino il concorso vinto per il postoda associato di cardiochirurgia

Pierluigi Stefàno

Pierluigi Stefàno

Firenze, 29 giugno 2019 - Il caldo africano porta un’altra inchiesta a Careggi. Sempre più scottante. Nuove perquisizioni, ulteriori nomi roboanti in quella che sembra la fase 2 dell’indagine sulla programmazione universitaria ed i concorsi pilotati a medicina che ha avuto una coda velenosa, ancora non chiusa, anche presso la procura di Genova. Concussione il reato ipotizzato. Sette, almeno, gli indagati. Un’altra bomba, insomma.

La squadra mobile della questura di Firenze (non più la guardia di finanza), guidata dal procuratore aggiunto Luca Tescaroli (altro nome nuovo di questa indagine), ha bussato alla porta del professor Pierluigi Stefàno, chirurgo di larga fama e recentemente vincitore di un concorso che gli ha consegnato la cattedra di associato di cardiochirurgia a Firenze. Un concorso che lo ha visto prevalere sul collega Sandro Gelsomino, che aveva contestato irregolarità non appena questo era stato bandito.

Ma non è ancora chiaro se l’oggetto delle perquisizioni, effettuate agli uomini diretti dal dirigente Nino De Santis nel giorno in cui da Catania scoppia un altro polverone universitario scollegato però da questo, sia questo. O solo questo. Careggi da un po’ di mesi a questa parte è una pentola a pressione. Ed in questo nuovo filone, che forse ha covato per mesi sotto la cenere, ci sarebbero anche due “protagonisti”, loro malgrado, della “fase 1”: l’ex direttore generale dell’Aouc, Monica Calamai, e l’ex protettore Paolo Bechi. Bechi oggi è in pensione (per questo il gip Anna Liguori non ha ritenuto sussistente l’esigenza di una misura interdittiva a suo carico, relativamente alla prima parte dell’inchiesta sui baroni) ma ha fatto in tempo, quando era ancora in ruolo, a vedere nascere e crescere il concorso vinto da Stefàno.

Stefàno, che, come detto, è ritenuto un ‘fuoriclasse’ nel suo campo, si è insediato in cattedra il 21 dicembre del 2018.

A farlo prevalere su Gelsomino, ordinario a Maastricht ed unico sfidante, il consenso unanime per la sua “importantissima attività chirurgica” evidenziata dai tre commissari d’esame, i professori Andrea Maria D’Armini, ordinario a Pavia, Roberto Di Bartolomeo, ordinario a Bologna, e Tiziano Gherli, ordinario a Parma, e presidente.

La prima commissione selezionata (in cui figuravano l’ordinario fiorentino Carlo Pratesi e quello torinese Mauro Rinaldi) era stata ricusata da Sandro Gelsomino che, in un ricorso al Tribunale amministrativo depositato dopo la vittoria di Stefàno e in un esposto in procura presentato addirittura prima del concorso, denunciava che il concorrente non aveva i requisiti per partecipare al bando avendo intrattenuto rapporti pregressi con l’Ateneo di Firenze.

Proprio Tiziano Gherli, uno dei componenti della commissione, è uno dei destinatari delle ‘visite’ della polizia fiorentina di ieri. Sui decreti di perquisizione compaiono anche i nomi di Corrado Poggesi, Niccolò Marchionni, Marco Carini, figure di spicco al policlinico di Careggi.

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