Pescano un po’ ovunque E soprattutto dagli U2

Troppi stereotipi glam e hard rock degli anni . Settanta-Ottanta. Manca. un linguaggio originale.

di Andrea Spinelli

Il più grande difetto dei Måneskin è una delle più evidenti ragioni del loro successo: pescare un po’ ovunque, soprattutto negli stereotipi glam e hard rock anni Settanta-Ottanta.

E pure in questo Loud Kids Tour Gets Louder con cui i Fab Four si danno in pasto agli appetiti del Mandela Forum la mancanza di un linguaggio originale finisce col renderli schiavi di stereotipi vecchi e un po’ usurati.

Basta pensare alla chitarra suonata coi denti da Thomas Raggi nell’introduzione di “The lonelinest” o a quel riflettore che Damiano David punta sull’assolo dello stesso Thomas durante “For your love” come Bono con The Edge nella sequenza più iconica del docufilm “Rattle & Hum”. Citazioni d’autore? Forse. Il cantante romano evoca, però, gli U2 già in apertura di spettacolo quando, caduto il sipario scarlatto dietro cui infiamma assieme ai compagni in silhouette “Don’t wanna sleep”, inizia a cantare in un microfono piovuto dall’alto, come quello di un arbitro di pugilato al centro del ring, ricordando ancora il Bono Vox nel 360° Tour.

Smanioso di confermarsi all’altezza del punto esclamativo dell’ultimo album “Rush!” lo show dei Måneskin gioca molto sulla produzione, riscattando quella un po’ francescana (eufemismo) utilizzata in Nord e Sud America dove possono contare su spazi meno imponenti delle arene che li accolgono qui in Europa.

Il cuore tecnologico del Loud Kids Tour Gets Louder è un monumentale impianto luci che alzandosi, abbassandosi, cambiando di forma di continuo, diventa una sorprendente scenografia in movimento.

E poi ci sono loro, gli eroi di “Zitti e buoni”, che tecnicamente hanno fatto passi da gigante rispetto agli esordi, sebbene la limatura di due o tre brani e qualche assolo di chitarra in meno - la valentia strumentale di Raggi è ancora tutta da dimostrare - non toglierebbero granché all’impianto dello spettacolo. Damiano spiazza un po’ quando introduce “Beggin’” dicendosi stufo di cantarla. Soprattutto se si rapporta il peso specifico di quella fortunatissima cover dei Four Seasons che gli ha cambiato la vita a certe cose più recenti. Ma il rock è fatto anche di provocazioni e come tali vanno prese, probabilmente, certe parole in libertà.

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