Mostro di Firenze, Pacciani e il mistero dell’orto. "Cercate chi lo voleva incastrare"

No all’archiviazione da parte del legale della figlia di Nadine. "Da quella cartuccia si possono scoprire altri responsabili"

Pietro Pacciani

Pietro Pacciani

Firenze, 7 agosto 2022 - Riaprire le indagini e non chiudere quelle esistenti. Si può riassumere così, l’ultima iniziativa dell’avvocato Vieri Adriani, legale di Anne Lanciotti, la figlia di Nadine Mauriot, vittima, assieme al fidanzato, Jean Michel Kraveichvili, dell’ultimo delitto del mostro di Firenze scoperto il 9 settembre del 1985.

Adriani ha infatti presentato opposizione alla richiesta di archiviazione firmata dal procuratore Luca Turco, in ordine al filone d’indagine, contro ignoti, relativo alla cartuccia Winchester rinvenuta nell’orto di Pietro Pacciani, nel corso della maxi perquisizione di cui il contadino di Mercatale fu oggetto nella primavera del 1992.

Secondo Adriani, ci sono ancora accertamenti da compiere su quella pallottola, su cui, in tempi recenti, si sono concentrate due diverse perizie, per altro dalle conclusioni non pienamente concordanti. Un approfondimento è la comparazione del segno dell’unghia estrattrice con altri tipi di pistola, a cominciare dalla High Standard, modello 104, che l’ex indagato Giampiero Vigilanti ha posseduto ma è misteriosamente sparita prima che i carabinieri del Ros, nel 2014, lo perquisissero. Questo perché, l’ultima perizia dei Ros sulla cartuccia dell’orto ha stabilito che quel segno ben marcato vicino al collarino del fondello non solo è incompatibile con le impronte lasciate sui bossoli esplosi dalla pistola del mostro, ma non si avvicina neppure all’identità di una Beretta della serie 70. Secondo una precedente perizia, quella di Paride Minervini, il segno impresso sul bossolo sarebbe stato addirittura artefatto, con un colpo di martello sulla faccia esterna dell’unghia estrattrice: facendo questo esperimento, il consulente della procura ha infatti ottenuto un risultato identico al “graffio“ presente sulla pallottola che il capo della Sam, Ruggero Perugini, notò nel terriccio annidato dentro un travetto di cemento della casa di via Sonnino.

"Quale che sia la verità - argomenta l’avvocato della figlie di Nadine Mauriot - si pone la necessità di accertare se e quale interesse e da parte di chi possa esservi stato nel far ritrovare la cartuccia in questione dell’orto di Pacciani, facendo riversare in ogni caso su di lui, correo o innocente che sia, la responsabilità esclusiva per tutti e otto i duplici omicidi. Compito attuale del pm infatti - prosegue Adriani - non è più dimostrare la colpevolezza di Pacciani, ma indagare su possibili altri autori o complici. Non è dirimente perciò capire se quella cartuccia sia stata incamerata in una Beretta, quanto piuttosto se quella cartuccia fosse compatibile con le pistole dei due ex indagati o al limite di qualche altro soggetto. Pensiamo per esempio a quel che certo Franco Mandelli a suo tempo dichiarò e cioè di aver appreso che sarebbe stato un pastore sardo di nome Giuseppe Barrui a cedere a Pacciani e a Vanni la Beretta calibro 22 usata fin dal primo delitto e sempre Barrui, per sviare le indagini, avrebbe interrato il proiettile calibro 22 nell’orto di Pacciani. Ciò - conclude il legale - dovrebbe indirizzare le indagini sull’ipotesi che Pacciani possa essere stato ’sacrificato’, innocente oppure concorrente che sia non rileva in questo delicato momento, da un altro soggetto, che lo conosceva abbastanza bene, tramite un’arma calibro 22 in disponibilità di quest’ultimo, nel periodo maggio 1987novembre 1991, quando il primo era detenuto in carcere per la passata violenza sessuale consumata sulle figlie".

Nell’opposizione all’archiviazione, l’avvocato Adriani chiede anche che si faccia un esame tra i proiettili Winchester serie H rinvenuti nel 1993 nella stanza attigua a una base coperta del Sismi di via Sant’Agostino a Firenze, la cartuccia dell’orto e i tre proiettili, sempre della medesima marca e modello, che nell’ottobre del 1985 vennero recapitati, a scopo intimidatorio, ai tre magistrati, Vigna, Fleury e Canessa, che stavano dando la caccia al mostro.

 

 

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