
Otello infiamma il Maggio Il dramma della gelosia
E’ il dramma della gelosia che brucia e consuma; e della brama di potere che si insinua inesorabile nelle pieghe della vicenda e ne determina la catastrofe. Otello, capolavoro dell’ultimo Verdi e frutto della felice collaborazione con il poeta scapigliato Arrigo Boito, sarà in scena da domani alle 19 nella Sala Grande del Maggio per il secondo appuntamento lirico dell’85° Festival. Lo spettacolo riprende l’allestimento del dicembre 2020 che a causa della pandemia fu trasmesso a teatro vuoto dalle telecamere di Rai 5. Adesso torna finalmente sulla scena viva nella sua piena energia drammaturgica, diretto da Zubin Mehta e con la regia di Valerio Binasco ripresa da João Carvalho Aboim. L’ambientazione è quella di un luogo sotto assedio: "Cipro, come Sarajevo ai tempi della guerra – spiega Binasco - o come una città della Siria oggi, nella trepidante attesa dell’arrivo del suo eroe che appartiene ad un altro popolo".
L’azione si focalizza sul dramma familiare tra Desdemona e Otello: "Abbiamo cercato di concentrarci sui due volti di Otello – aggiunge João Carvalho Aboim - l’eroe che torna trionfale all’inizio dell’opera e l’uomo che agisce all’interno della relazione con Desdemona e delle mura di casa sua: una situazione di pace apparente che Jago, corroso dalle ambizioni e dalla sete di potere, distrugge". La compagnia di canto è completamente nuova, con l’unica eccezione di Luca Salsi nei panni di Jago, "il demonio che muove tutto", scrisse Verdi all’impresario francese Pierre Gailhard: una macchinazione perfettamente congeniale all’indole di Boito, che a partire dalla matrice shakespiriana, contrappone gli estremi – l’angelo Desdemona e il demone Jago – a dilaniare l’anima bifronte di Otello, che "è quello che agisce: ama, è geloso, uccide e si uccide".
La parte di Otello è affidata a Arsen Soghomonyan, mentre Zarina Abaeva sarà Desdemona. Joseph Dahdah interpreta Cassio; Adriano Gramigni è Lodovico, Eleonora Filipponi è Emilia mentre Francesco Pittari interpreta Roderigo. Chiudono il cast due membri dell’Accademia del Maggio: Eduardo Martínez che interpreta Montano e Matteo Mancini, un araldo. Le scene sono di Guido Fiorato, i costumi di Gianluca Falaschi e le luci di Pasquale Mari. Altre tre recite il 23, 26 e 31 maggio.
Chiara Caselli