Firenze, 11 novembre 2022 - La famiglia Ciatti è pronta a partire nuovamente per la Spagna. Ma stavolta in valigia, oltre al dolore per la perdita devastante del loro figlio Niccolò, ucciso nell’agosto del 2017 da un calcio alla testa durante un’aggressione sulla pista da ballo di una discoteca di Lloret de Mar, mettono anche l’incertezza.
L’incertezza su quale sarà la decisione della corte d’appello di Barcellona, che il 29 novembre prossimo ha fissato il processo di secondo grado a carico di Rassoul Bissoultanov, il ceceno che con quel calcio da professionista della lotta e dell’Mma stroncò la vita del commerciante scandiccese di 21 anni, in vacanza in Costa Brava con gli amici. Procedere anche in assenza dell’imputato, latitante ormai dalla scorsa estate, oppure sospendere il procedimento proprio per la non reperebilità del ceceno? I giudici di Barcellona non hanno ancora sciolto la riserva.
Al giudizio di secondo grado, hanno fatto ricorso entrambe le parti: la famiglia Ciatti, con i suoi legali spagnoli e l’ausilio dell’avvocato Agnese Usai, per chiedere l’inasprimento della condanna a 15 anni inflitta a giugno dal tribunale di Girona. La difesa di Bissoultanov punta invece al ridimensionamento dell’accusa di omicidio volontario in un preterintenzionale, che significherebbe un significativo sconto anche nella pena. Sarebbe una beffa per i Ciatti, che insistono per il massimo previsto dal codice spagnolo: 25 anni.
Ma la giustizia ora come ora non dà certezze neanche sul futuro del processo. E per questo diventa fondamentale il giudizio parallelo in corso a Roma. A marzo, la corte d’assise potrebbe pronunciare la sentenza italiana. Anche se Bissoultanov non si sa più dove si trovi.
Stefano Brogioni
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