Oggi come 57 anni fa: "E’ il noi che ci salverà"

Messa con il riconoscimento ministeriale per la prima vittima: Mario Maggi. Il sindaco lancia in Arno una corona d’alloro per commemorare le vittime.

Oggi come 57 anni fa: "E’ il noi che ci salverà"

Oggi come 57 anni fa: "E’ il noi che ci salverà"

Le tragedie si ripetono. "Questa celebrazione ha un doppio significato: ricordare le tante vittime del 4 novembre 1966 e piangere quelle di questa alluvione", ha detto il sindaco Dario Nardella alla cerimonia in ricordo dell’alluvione di Firenze dì 57 anni fa che portò via la vita a 35 persone e si mangò l’arte che – con il tempo e il lavoro – è stata restituita in grandissima parte.

Prima una celebrazione eucaristica nella basilica di Santa Croce poi la cerimonia del lancio di una corona d’alloro, del sindaco Nardella, dal Ponte alle Grazie dove, dopo la benedizione del fiume Arno da parte del vescovo di Fiesole Stefano Manetti. "Il dolore per quello che è accaduto a Campi, a Prato e negli altri comuni della Toscana è ancora più forte proprio oggi che ricordiamo l’alluvione del 1966 – ha dichiarato il sindaco Nardella – Rispetto a 57 anni fa sono state realizzate molte opere come le vasche di laminazione a Figline Valdarno o la diga di Bilancino: quest’ultima è stata molto utile per attenuare la portata della Sieve in Arno. La dimostrazione che, se c’è l’impegno sulla tutela del territorio, si possono ridurre gli impatti anche di questi eventi estremi".

La storia ci insegna chiaramente che "la giusta percezione di sé non si può avere se non ponendo il proprio io nella cornice del noi: non potrò avere la vera percezione di me se non considerandomi in mezzo agli altri e in favore degli altri. Ce lo ha insegnato l’alluvione del ’66: insieme alla tragedia, le acque non hanno travolto soltanto le strade e i monumenti, stravolto la vita di chi perse il lavoro, la casa e i prorpi cari. I vortici dell’Arno travolsero anche gli animi muovendoli in una gigantesca ondata di solidarietà che, insieme alla irriducibile ironia fiorentina, fornì l’impressionante energia morale che rese possibile il superamento del trauma e la ricostruzione", ha detto monsignor Manetti celebrando messa in occasione del riconoscimento ministeriale per la prima vittima – in ordine cronologico – dell’alluvione del ’66. Si tratta di Mario Maggi di Castel San Niccolò.

L’assessora alla cultura della memoria del Comune, Maria Federica Giuliani, ieri mattina ha deposto una corona di alloro alla lapide in Palazzo Vecchio, che ricorda la Grande Alluvione. "Grande dolore per la nuova alluvione, ma, come 57 anni fa, non è mancata la solidarietà: siamo una grande comunità".