
Domenica 9 marzo il capolavoro del belcanto di Vincenzo Bellini va in scena in un nuovo allestimento
Rosso vivo, con sfumature intense tendenti al viola: il palcoscenico del Teatro del Maggio si colora per Norma, in scena a partire da domenica 9 marzo alle 17. L’attesissima nuova produzione vede il debutto nell’arduo ruolo della protagonista di Jessica Pratt, virtuosa belcantista che sulla scena contemporanea non conosce rivali. Accanto a lei, Maria Laura Iacobellis (Adalgisa), Mert Süngü (Pollione), Riccardo Zanellato (Oroveso): un cast eccellente, compatto ed affiatato, cui si accompagnano Elizaveta Shuvalova e Yaozhou Hou, tra i più promettenti allievi dell’Accademia del Maggio. La regia di Andrea de Rosa si esplicita in un allestimento che sfrutta per la prima volta i ponti mobili della Sala Grande con una doppia scenografia, una esterna per il plot storico, la dominazione romana sulla Gallia, l’altra per l’intreccio intimo e sentimentale.
Sul podio sale per la terza volta in pochi mesi Michele Spotti. Trentadue anni, di origini brianzole, viaggia sempre con il violino appresso. Direttore musicale dell’Opera di Marsiglia, è una delle bacchette più richieste del momento. Ha incantato il pubblico fiorentino lo scorso dicembre e venerdì sera alle 20, prima della ‘prima’, dirigerà in Sala Mehta la Sinfonia n.4 di Schubert e la Symphonie Fantastique di Berlioz.
Che taglio avrà questa Norma? "Sarà una Norma belcantistica, tendente al Rossini ‘serio’, quello di Semiramide e Guglielmo Tell; una Norma ‘sartoriale’, in cui la scelta dei tempi è determinata dalla qualità delle voci, in particolare quella di Jessica Pratt che rappresenta l’idée fixe, il faro di questa produzione. L’incastro fra gli interpreti è perfetto dunque l’intesa è assicurata. Il lavoro è stato quello di togliere la polvere accumulata in decenni di tradizione per andare a riscoprire i dettagli della partitura nel più puro rispetto del classicismo belliniano e dare veridicità all’interpretazione. Ma non senza sprazzi di follia: l’inizio del secondo atto è visionario".
Come si sta a Firenze? "Adoro questa città, lavorare al Teatro del Maggio è un privilegio e spero di tornarci spesso. La mia carriera è abbastanza esterofila: Parigi, Monaco, nel maggio 2026 debutterò al Metropolitan di New York con Traviata, ma amo l’Italia più di ogni altro paese. Non sempre capita di avere a disposizione un teatro come questo, dotato di sale dalle enormi potenzialità e di uno staff efficientissimo. E soprattutto, orchestra e coro sono fantastici. Il lavoro che è stato fatto negli anni dai vari direttori musicali ha reso la compagine estremamente plastica. L’identità sonora è molto ben definita. Poche sono le maestranze al mondo in grado di sciorinare al contempo Bellini e Berlioz in maniera differenziata mantenendo alta la qualità. Qui ho potuto mettere alla prova tutti i miei skills direttoriali passando attraverso repertori diversissimi: italiano, francese e tedesco, opera e sinfonica, preromantico e romantico".
Un particolare stato di grazia? "Forse. Comincio adesso a godere del frutto del mio lavoro. Non oso pensare a quello che succederà tra dieci o vent’anni. La musica è una passione di famiglia: mia nonna era pianista, direttrice di coro, grande appassionata d’opera. È lei che mi ha formato e a lei dedico la Fantastique: era il suo pezzo preferito ed adesso è il mio cavallo di battaglia".
Chiara Caselli