"Noi a Leopoli, con i doni della gente"

Tre volontari della Misericordia hanno raggiunto l’Ucraina per consegnare i kit acquistati con il ricavato delle cene

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di Andrea Settefonti

Hanno percorso 1.600 chilometri in 16 ore, da Tavarnelle a Leopoli, tre volontari della Misericordia di Barberino Tavarnelle, per portare aiuti sanitari. Ornella Ortu, Pietro Pacciani e Nicola Bossini, ai quali a Milano si è aggiunto Riccardo Bianchi, hanno portato 7 kit per l’immobilizzazione delle fratture dovute a traumi di guerra, studiati e concepiti con materiali di ultima generazione, frutto dei 10mila euro raccolti su tutto il territorio grazie alla raccolta fondi indetta dalla Misericordia. "Sono stati organizzati – racconta il Governatore Paolo Naldini – pranzi e cene, lotterie con premi messi a disposizione dai negozianti. Abbiamo avuto la collaborazione dell’Unione Comunale, della Polisportiva, dei Circoli la Rampa ed MCL e dei tantissimi cittadini". Una volta scelto dove andare, la Misericordia si è mossa di persona.

"È stato un lungo viaggio ma ne è valsa la pena", raccontano a La Nazione i volontari. "Abbiamo portato solidarietà e aiuti concreti direttamente dove ce ne è bisogno. Manca di tutto. Particolarmente graditi sono stati i cerotti di fitostimoline".

A Leopoli la "guerra sembra lontana, i negozi sono aperti e pieni di merce, i bar funzionano normalmente". Ma ti accorgi che il fronte c’è.

"Ci hanno portato in una spa che è stata trasformata in centro di riabilitazione, che ospita persone senza braccia o gambe". Della guerra te ne accorgi "dall’odio degli ucraini verso i russi, per loro la guerra si concluderà con la disfatta della Russia". Te ne accorgi pure "dai cavalli di frisia sulle strade e dal coprifuoco alle 22, che i giovani magari non rispettano. Te ne accorgi pure dalla propaganda e dalla musica dei bar dove sembra di respirare l’aria di un film sulla seconda guerra mondiale".

Uno dei volontari, che aveva lavorato a Leopoli con la Pignone, agiunge che "che tutto sembra rimasto come 30 anni fa, quando c’era il comunismo, tutto uguale ad allora. Tranne che per le statue di Lenin che sono state tolte, e per la presenza delle bandiere con i simboli nazionalisti che richiamano il periodo nazista".

A Leopoli sono pochi gli uomini rimasti, "sono tutti arruolati. Chi al fronte chi a difesa della città. È come se si sia fermato tutto: nei centri abitati le insegne ricordano ancora il Natale, mentre se esci vedi le zone industriali che erano in costruzione e ora sono bloccate".

La guerra è diventata un mostro con il quale convivere. "Una donna ci ha mostrato orgogliosa il selfie del marito al fronte mentre dietro di lui partivano razzi anticarro. Sembrava che la donna non fosse preoccupata, forse confortata da sorriso del marito, a esorcizzare il conflitto". Oltre al materiale sanitario, tramite un contatto con la società di Milano (Fps Lab srl) che svolge servizi di digital marketing sono stati donati a una scuola sei pc ricondizionati.

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