Lo spaventoso incidente in cui rimase coinvolto il giovane campione di ciclismo Michael Antonelli, durante la gara Firenze Viareggio del 15 agosto 2018, è da considerarsi l’unica e diretta causa della morte del ragazzo, avvenuta il 3 dicembre del 2020, dopo quelli che sua madre Marina Mularoni ha descritto come 841 giorni di agonia, tra ricoveri continui. Per questo, ieri mattina davanti al giudice Pasquale Cerrone, il pubblico ministero Leonardo De Gaudio, ha chiesto la condanna a due anni di reclusione per i due imputati, Rodolfo Gambacciani 71 anni, di Prato, quale direttore di gara e Gian Paolo Ristori, 82 anni, di Firenze, presidente della società organizzatrice, entrambi accusati di omicidio colposo. Durante la sua requisitoria il pubblico ministero, che diresse le indagini dei carabinieri sul caso, ha ricordato come in tutta l’istruttoria dibattimentale, sia stata ampiamente dimostrata la responsabilità degli imputati, che avrebbero dovuto provvedere (nel loro ruolo) alla segnalazione della pericolosità della curva (stretta a cieca) nella quale cadde il giovane ciclista, e avrebbero dovuto attrezzare la stessa con i dispositivi di sicurezza, che avrebbero impedito all’atleta di precipitare nel dirupo alla discesa del Monte Oppio, sulla Regionale 66, a Limestre. A dimostrazione di questa ricostruzione, sono state illustrate varie consulenze tecniche, dei periti incaricati dalla pubblica accusa, e le testimonianze dei funzionari della Provincia, che hanno illustrato la pericolosità di quel tratto di strada. Ma soprattutto, durante tutto il processo e grazie alla perizia svolta dal dottor Edoardo Franchi, anatomopatologo, sarebbe stato stabilito, senza ombra di dubbio, il nesso causale tra l’evento traumatico e la morte del ragazzo, avvenuta due anni dopo.
Martina Vacca