"Spezi, un giornalista di razza da ricordare senza sbavature e forzature"

"Spero che regista e sceneggiatore della miniserie televisiva interpretata da un attore poliedrico come Antonio Banderas siano ben documentati sul “personaggio Spezi”"

Da sinistra Antonio Lovascio e Mario Spezi (Pressphoto)

Da sinistra Antonio Lovascio e Mario Spezi (Pressphoto)

Firenze, 29 giugno 2021 -  Sono curioso di vedere come Antonio Banderas interpreterà il cronista Mario Spezi nella miniserie Tv 'The Monster of Florence'. Stiamo parlando di un giornalista di razza e mai come in questo caso la definizione è appropriata. Certo nel suo profilo professionale svettano i duplici omicidi avvenuti tra il 1974 (ma la lancetta potrebbe partire dal ’68) e il 1985 in provincia di Firenze: su di essi Mario ha ostinatamente indagato per 30 anni anche con personali "controinchieste" che gli hanno fatto provare l’amarezza del carcere per un abbaglio e il protagonismo di un magistrato perugino che lo accusò addirittura di depistaggio, fortunatamente sventati da Alessandro Traversi, “principe” del foro fiorentino.

Un affronto per lui, che poteva contare sull’unanime considerazione dei vari attori dei Palazzi della Giustizia fiorentini, su un solido rapporto di amicizia con gli inquirenti di quel tempo, i vari Vigna, Chelazzi, Fleury, Canessa, ecc. Sì, le migliaia di articoli sul Mostro scritti per “La Nazione” ed il libro “Dolci Colline di sangue” realizzato insieme al giallista americano Douglas Preston (da cui appunto è tratta la miniserie televisiva) gli hanno dato celebrità in Europa, in America, forse in tutto il mondo. Ma sarebbe riduttivo considerarlo un grande giornalista solo per questo, avendo il suo genio creativo spaziato in altri campi con unanimi apprezzamenti. Sicuramente andava fiero dei successi letterari e dell’appellativo di “mostrologo”, ma fino alla sua morte (2016) ha vissuto questa notorietà con grande sobrietà. Con il suo stile semplice di marchigiano della terra dei tartufi che, entrando in punta di piedi, aveva saputo farsi benvolere anche in Toscana, dalla città di Firenze, da tutta la redazione, dai direttori e dai capocronisti che si sono alternati in quegli anni nel Palazzo di viale Giovane Italia. Anch’io per due volte, in momenti diversi, sono stato il suo Capo e devo confessare di aver sempre avuto con lui un rapporto facile, di stima ed affetto, condiviso del resto da tutti i colleghi.

Nei momenti di maggior tensione - negli anni bui del Terrorismo e del Mostro - sapeva strappare un sorriso con le sue vignette, che avevano come bersaglio preferito un cronista di nera, Antonio Villoresi, spesso impegnato nei faticosi turni di notte. Così per tre decenni, Spezi è passato, spesso nello stesso giorno, dalla penna del cronista dei fatti più importanti e crudeli, alla matita del disegnatore satirico e del ritrattista ironico. Così è nata nel 2009 a Fiesole la retrospettiva denominata “Il Codice di Spezi”, una carrellata di personaggi della politica, dello sport, della cultura e dello spettacolo. Il racconto di un pezzo della storia italiana. Ecco, spero che regista e sceneggiatore della miniserie televisiva interpretata da un attore poliedrico come Antonio Banderas - che nella sua carriera cinematografica ha interpretato i ruoli più disparati – si siano ben documentati sul “personaggio Spezi”, che merita di essere presentato e ricordato senza sbavature e forzature. Brillava di suo, Mario, con il suo genio inimitabile ed una generosità infinita.

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