Maria Salviati Una vita per suo figlio

Biancastella

Antonino

Nella storia della famiglia de’ Medici, Maria Salviati, nata a Firenze nel 1499, è ricordata come la madre del Granduca Cosimo I e per aver riportato il potere nelle mani del ramo principale dei Medici: quello di Cafaggiolo. Figlia di Lucrezia, primogenita di Lorenzo il Magnifico e di Jacopo Salviati, Maria era una donna schiva che nei ritratti di Pontormo, in abito vedovile, appare severa e triste e in quello del Bronzino, dipinto nell’anno della sua morte, invecchiata e sofferente. Nel 1516 sposa Giovanni de’ Medici, detto delle Bande Nere, del ramo dei Popolani, matrimonio molto importante perché permette il ricongiungimento dei due rami medicei, ma infelice, come testimonia il suo ricco epistolario che narra delle tristi vicende e delle difficoltà di Maria. Suo marito, capitano di ventura, che non l’ha mai amata, la fa soffrire per la continua lontananza e per i suoi continui tradimenti con amanti e prostitute e neanche la nascita dell’unico figlio, Cosimo, lo induce ad essere più vicino alla famiglia. Maria fa fronte da sola all’educazione di questo figlio, avviandolo non solo all’arte della guerra, ma anche allo studio dei classici latini e greci e affrontando una situazione finanziaria piuttosto critica per la dissolutezza di suo marito; quando questi, per le ferite riportate in battaglia, muore, lei aveva solo 27 anni. Nominata tutrice unica nel testamento, rifiuta le profferte di un nuovo matrimonio e si dedica completamente a suo figlio Cosimo, preparandolo con amore al suo destino. Quando i Medici del suo ramo Cafaggiolo tornano a Firenze, dopo il lungo esilio, Maria lo manda al seguito di Alessandro perché impari i "metodi" della politica e quando questi viene ucciso per mano di Lorenzino, suo cugino, viene chiamato a succedergli proprio Cosimo e lei, devota, assume il ruolo di "duchessa madre", sempre dietro le quinte, ma pronta a farsi portavoce presso suo figlio delle esigenze dei fiorentini. Cosimo si sposa nel 1539 e lei esce di scena per l’aggravarsi della tremenda malattia, la sifilide, che il marito le aveva trasmesso e così, dopo grandi sofferenze, Maria si spegne nel 1543.

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