
Marcorè il 4 agosto sul palco con l’Orchestra Multietnica di Arezzo diretta da Fink
di Marianna Grazi
"Sarò ospite di quattro concerti e mi esibirò con loro su alcune canzoni di Paolo Benvegnù e non solo. Un omaggio in musica che credo gli sarebbe piaciuto". Così Neri Marcorè presenta “Piccole Fragilissime Note“, che il 4 agosto alle 21.15 fa tappa al Teatro Romano di Fiesole. Un evento – anzi quattro – speciale che celebra la musica e l’eredità poetica del cantautore scomparso prematuramente il 31 dicembre 2024. Sul palco, la sua storica band, l’Orchestra Multietnica di Arezzo e la partecipazione straordinaria dell’attore, regista, doppiatore e cantante, in un intreccio di suoni, voci e ricordi.
Qual è il suo ricordo di Paolo Benvegnù? "Quando abbiamo cantato insieme in “27/12“ lo abbiamo fatto a distanza. Registrai da solo la mia parte e gliela mandai. Paolo fu affettuoso, riconoscente, quasi commovente. Ci salutammo con l’intento di incontrarci presto, ma non è accaduto: è mancato all’improvviso. Rimpiango di non averlo conosciuto, perché chi l’ha frequentato lo descrive come una persona eccezionale. Così, sotto il suo segno, ricordarlo con affetto e con il sorriso è il minimo".
Il concerto si intitola “Piccole fragilissime note“: che potere hanno in un mondo in cui vince chi grida più forte? "Fragilità, mitezza e ascolto sono valori necessari, proprio per contrasto al chiasso che ci circonda. L’umanità ha bisogno di tornare a guardarsi con uno sguardo accogliente. Mi auguro che, dopo questo periodo duro, si possa tornare a una stagione di saggezza e condivisione, dove mostrare le proprie fragilità non sia motivo di vergogna".
Si esibirà con l’Orchestra Multietnica di Arezzo: rispecchia questi valori di condivisione? "Assolutamente. L’Orchestra è la dimostrazione che le differenze possono arricchirci. Persone di origini e culture diverse suonano insieme e creano un’armonia unica. È un modello da emulare, perché nella musica – come nella vita – non dovrebbero esistere confini".
Che pubblico si aspetta in uno scenario come il Teatro Romano di Fiesole? "Mi aspetto persone vere, partecipi. Paolo aveva un pubblico affezionato. Chi lo ha seguito, chi conosce l’Orchestra, verrà. Spero ci sia un’energia condivisa, senza barriere tra palco e platea".
Che rapporto ha con Firenze e la Toscana? "Il mio nome, Neri, arriva da mio padre toscano. Ho un legame sempre più forte con questa terra".
La musica di Benvegnù ha ancora qualcosa da dire ai giovani? "Sicuramente sì. Forse non era interessato alla popolarità, ma le sue canzoni meritano ascolto da parte di tutte le generazioni. Non si consumano in un’estate: parlano a parti profonde dell’anima e del cuore".