Pierandrea Vanni
Cronaca

Lutto nel mondo del giornalismo, è morto Antonio Villoresi

Storico cronista della “Nazione” è stato protagonista dei fatti più importanti di cronaca fiorentina degli anni Settanta e Ottanta. Aveva 79 anni

Antonio Villoresi a Palazzo Medici Riccardi durante una lettura dantesca nei luoghi di Firenze

Antonio Villoresi a Palazzo Medici Riccardi durante una lettura dantesca nei luoghi di Firenze

Firenze, 2 ottobre 2023 – Si e spento oggi, 2 ottobre, a Firenze dopo una lunga malattia, il cronista della “Nazione” Antonio Villoresi protagonista dei fatti più importanti di cronaca fiorentina degli anni Settanta e Ottanta. Aveva 79 anni. Lascia oltre alla moglie Annamaria le due figlie, Laura e Simona e due nipoti.  Cordoglio è stato espresso dal presidente Giampaolo Marchini, insieme ai componenti del Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Toscana e dal presidente Sandro Bennucci, con tutti gli organismi dirigenti dell'Associazione Stampa Toscana. Ai familiari di Antonio Villoresi vanno le condoglianze di tutta la redazione della “Nazione”. I funerali si terranno domani, 3 ottobre alle 16, alla basilica di San Miniato al Monte. Ecco il ricordo di Pierandrea Vanni.

Se c'era un tratto umano che resta indimenticabile di Antonio Villoresi era il sorriso, che non lo abbandonava mai, nemmeno nei momenti più difficili, segno di un carattere buono e di quella grande serenità che lo ha accompagnato anche nella lunga sofferenza della malattia. Antonio se ne è ansato a settantanove anni, gran parte dei quali dedicati al giornalismo. Dopo aver mosso i primissimi passi da collaboratore del Giornale del Mattino, era diventato corrispondente da Sesto Fiorentino de La Nazione.

Fu Elvio Bertuccelli, indimenticabile capo della cronaca di Firenze, a intuirne le capacità e a volerlo nella redazione ai primi anni 70. Iniziò così il suo lungo viaggio nell'altra Firenze, quella protagonista della cronaca nera e giudiziaria, banco di prova pe le capacità e le qualità di un giornalista soprattutto in una stagione, quella degli anni settanta-ottanta, segnata dai delitti atroci del mostro ma anche dalla offensiva del terrorismo nero e rosso. Di quella stagione Antonio Villoresi fu uno dei protagonisti: La Nazione mise in campo una sorta di pool fatto di cronisti e di inviati con il supporto delle redazioni locali. Il principale quotidiano della Toscana e dell'Umbria si dimostrò all'altezza di sfide impensabili fino a pochi anni prima. Di Antonio va ricordato anche un altro tratto: la profonda umanità. Quando si occupò di vicende che sconvolgevano la vita delle persone, come gli omicidi, metteva in campo assieme alle sue doti di vero cronista e al dovere professionale di informare dettagliatamente i lettori anche una sincera umanità e un grande rispetto per i protagonisti, loro malgrado, della nera.

Dopo la lunga esperienza in cronaca ne fece altre, meno entusiasmanti per lui, nelle redazioni Interni, Esteri ed Economia, ma sempre con professionalità e al tempo stesso si dedicò anche ad altre passioni, il vino e la cucina, argomenti, soprattutto il primo, di articoli sempre approfonditi e di alcuni libri. Se al primo posto del suo essere giornalista dalla testa ai piedi c'era La Nazione, aveva come tanti suoi colleghi un grande attaccamento alla testata, fu anche corrispondente de Il Tempo vice corrispondente, con chi scrive, de Il Giornale di Montanelli, e sempre con chi scrive collaborò al libro “A cuore aperto” sulla vicende fiorentine del cardiochirurgo Gaetano Azzolina. Nella scala dei suoi valori c'era accanto al giornalismo la sua famiglia, la moglie, le due figlie, i due nipoti.

La famiglia che lo ha accompagnato e assistito in ogni modo possibile nel suo lungo viaggio nella malattia. In chi ha lavorato con lui, condividendo le fatiche, le emozioni e gli imprevisti dell'ultima ora, resta il ricordo incancellabile di un collega al quale non si poteva non voler bene e che quel bene ricambiava, sempre con il sorriso.