L’urlo di Sal da Vinci: "Siate folli"

L’artista oggi al teatro Verdi con ’La Fabbrica dei sogni’. "Dedicato a chi non riesce a uscire dal mondo buio"

L’urlo di Sal da Vinci: "Siate folli"

L’urlo di Sal da Vinci: "Siate folli"

di Ludovica Criscitiello

"Perseverare nei propri sogni". È il mantra di Salvatore Michael Sorrentino, in arte Sal da Vinci. Quel bambino che in coppia con il padre Mario debuttò a soli 7 anni sul palcoscenico con la canzone "Miracolo ‘e Natale".

E che oggi a 53 può dire con assoluta certezza che sì, perseverando e credendoci un po’ di sogni li ha realizzati. "In sintesi – spiega l’artista - la vita è tutto un fabbricare sogni in continuazione in un luogo magico chiamato teatro". E la "Fabbrica dei sogni", spettacolo ideato e diretto da lui e Ciro Villano, in cui è anche protagonista, in programma al teatro Verdi oggi alle 16,45, è una sorta di metafora di come dovremmo vivere. Uscendo allo scoperto, senza avere più paura. "Bisogna avere il coraggio di essere folli. La vita è una favola se la rendi tale". La trama si svolge in un vecchio manicomio abbandonato dove vivono un cantautore che non vuole abbandonare l’edificio in attesa di essere abbattuto dalla polizia, una folle psichiatra e un gruppo di artisti ai margini della società. Tutti con il sogno di trasformare il manicomio in un teatro che dia voce alle loro storie.

Un teatro nel teatro?

"Il teatro altro non è che una fabbrica dei sogni, è stato il mio primo amore. Ho avuto la fortuna di capire subito quello che volevo fare nella vita. Non mi sono più fermato, anche se i momenti difficili non sono mancati".

Cioè?

"Dall’86 al ’94 ero deluso dall’ambiente dello spettacolo. Dopo il successo iniziale vedevo che la gente ricordava solo quel che ero stato, ma non quello che stavo facendo. In quel periodo avevo pensato di fare proprio altro. Poi nel ’94 ho vinto il Festival italiano con ’Vera’ e la vita mi è cambiata in un attimo".

Il suo ritorno al teatro avvenne però a Firenze.

"Sì nel 2000 a La Pergola nell’ ’Opera buffa del giovedì santo’. Fu il regista Roberto De Simone a convincermi a tornare"

È lì che ha capito che non valeva la pena mollare?

"Ho iniziato a credere sul serio nelle mie capacità, ad apprezzarmi, l’autostima è fondamentale se vuoi andare avanti".

La ’Fabbrica dei sogni’ è un invito a non aver paura?

"Dedicato a tutti quelli che non riescono a uscire dal mondo buio che si sono creati intorno".

Quali canzoni ha inserito?

"Una è ’C’è ancora musica’. Rappresenta un momento di ribellione dei protagonisti, ma è una ribellione silenziosa, dell’anima – altrimenti poi dicono che noi napoletani facciamo sempre baccano – nei confronti di chi vuole farci sentire diversi".

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