Cos’è la poesia? "È quell’espressione libera e schietta di qualunque aspetto vivo e ben sentito dell’uomo".
Sono le parole di Giacomo Leopardi dallo Zibaldone, che il direttore del Gabinetto Vieusseux Michele Rossi ha ricordato ieri - nello stesso luogo dove Leopardi e Manzoni si sono incontrati davvero -, nel presentare i cinque libri finalisti del Premio Strega Poesia.
A contendersi il riconoscimentto letterario, promosso da Fondazione Maria e Goffredo Bellonci e Strega Alberti Benevento, sono Gian Maria Annovi con Discomparse, Aragno; Daniela Attanasio con Vivi al mondo, Vallecchi Firenze; Roberto Cescon con Natura, Stampa 2009; Stefano Dal Bianco con Paradiso, Garzanti; e Giovanna Frene con Eredità ed Estinzione, Donzelli.
Nel corso dell’incontro nella storica Sala Ferri, i cinque autori hanno letto alcune delle loro poesie dalle raccolte in concorso, selezionate dal Comitato scientifico composto da Maria Grazia Calandrone, Andrea Cortellessa, Mario Desiati, Elisa Donzelli, Roberto Galaverni, Vivian Lamarque, Valerio Magrelli, Melania G. Mazzucco, Stefano Petrocchi, Laura Pugno, Antonio Riccardi e Gian Mario Villalta.
Un’ampia giuria composta da circa 100 personalità della cultura determinerà l’opera vincitrice che verrà proclamata il prossimo 9 ottobre a Roma, al Parco archeologico del Colosseo.
Intanto, nelle Discomparse di Gian Maria Annovi, incontriamo presenze dimenticate, consegnate al desiderio o al rimpianto: come quelle dei "neri riscattate dagli Estratti, invertendo una tradizione che li emargina per segnare a dito l’altra scomparsa, in mare, che sfregia il nostro tempo", si legge nella notivazione del comitato selezionatore.
Con Daniela Attanasio, nel suo Vivi al mondo, troviamo una nuova visione, un sentimento del mondo: una solitudine parlante, il resoconto di uno stare al mondo a cuore aperto, con uno slittamento temporale.
La Natura di Roberto Cescon, ci pone di fronte alla potenza attuale della scienza-tecnica, con l’essere umano che rischia oggi di pagare il prezzo di ritrovarsi inadeguato. Ama ancora, vive dell’esperienza del passato e pensa al futuro, sente la terra e la famiglia di tutti i viventi come un dono che lo riguarda, ma intanto il tempo della vita gli viene sottratto dalla velocità dell’informazione, gli affetti si dividono dai doveri, le immagini si avvicendano furibonde negli occhi.
Nel Paradiso di Stefano Dal Bianco, incontriamo un uomo, il suo cane Tito con attorno il paesaggio senese. Un Eden umanissimo "teatro di visioni più o meno rasserenate, più o meno rassicuranti, che Dal Bianco orchestra accordando il prevalente endecasillabo a versi di minore lunghezza come nelle stanze della tradizionale forma canzone".
Infine Giovanna Frene, che nella sua Eredità ed Estinzione, si mostra nella sua compiuta maturità artistica, raccogliendo le suggestioni della sua biografia poetica e trasponendole a un livello superiore. Il verso lungo circoscrive il natío paesaggio del Nord Italia, e allo stesso tempo abbraccia i luoghi della Prima Guerra Mondiale, "come se non fossero trascorsi già più di cento anni, tanto è viva la memoria delle sue inesorabili conseguenze".