COSIMO
Cronaca

Lo spirito ancora attuale di Savonarola

Cosimo

Ceccuti

Il recente articolo sul Quotidiano Nazionale di Luca Scarlini su fra’ Paolino, pittore discepolo di Savonarola che ha venerato come Santo il frate di San Marco, riporta all’attualità il lungo percorso del processo di beatificazione del predicatore ferrarese di nascita e fiorentino di adozione, avviato nel 1997 dal vescovo di Firenze Silvano Piovanelli, che lo definì "un uomo e un religioso eccezionale, un profeta e un martire". Riconosciuta dalla Commissione appositamente istituita l’infondatezza delle accuse di eresia e di ribellione alla Chiesa che portarono alla scomunica da parte di Papa Borgia, Alessandro VI, la documentazione da allora è passata a Roma per l’auspicata procedura di riabilitazione (come per Galileo) e di beatificazione. I quasi 525 anni trascorsi dal giorno dell’esecuzione, il 23 maggio 1498, sembrano confermare nel tempo la spaccatura fra fautori ed ostili al predicatore domenicano, divisi fra i "frateschi", seguaci devoti, e i "compagnacci", esasperati dal suo moralismo. Oggi in realtà lo spirito della sua irriducibile battaglia contro la corruzione e l’abuso del potere appare attuale. Indisponibile a compromessi, Savonarola con una intransigenza capace di raggiungere punte di fanatismo, sostenne l’assoluta necessità di mettere insieme moralità e politica. Fra i sostenitori Botticelli e Michelangelo; fra i testimoni dei suoi principi San Filippo Neri e Giorgio La Pira con alcuni Pontefici. Fra questi Papa Bergoglio, massimo interprete della Chiesa degli umili, che denuncia a gran voce le perduranti diseguaglianze e le condizioni di estrema povertà di tanta parte dell’umanità. Savonarola scelse di fare il Frate predicatore nei domenicani per portare la sua parola fra i credenti e i miscredenti e si trovò ad esercitare il suo apostolato in una città come Firenze – la Firenze de’ Medici – dove i frati predicatori erano strumento nelle mani dei Signori. Non mise mai in discussione il voto di obbedienza alla Chiesa di Cristo Re, ma nessuno riuscì a trattenerlo dalla missione cui era chiamato, fino al sacrificio della sua stessa vita. Il 27 febbraio Papa Francesco, attraversando Piazza della Signoria per raggiungere Palazzo Vecchio, volgerà forse lo sguardo verso la lapide posta "là dove il rogo arse".