L’Italia accelera: a giugno in aula La rimonta sulla Spagna è possibile

Dopo la condanna a 23 anni inflitta a febbraio, già fissata l’udienza d’appello a carico di Bissoultanov .

L’Italia accelera: a giugno in aula  La rimonta sulla Spagna è possibile

L’Italia accelera: a giugno in aula La rimonta sulla Spagna è possibile

FIRENZE

Il sogno della famiglia Ciatti sarebbe una rimonta, e a questo punto non è poi così impossibile. Magari con una riforma della sentenza di primo grado, che infligga una pena ancora più pesante a chi ha ucciso, con un calcio alla testa dopo una futile lite in discoteca, in una notte dell’agosto del 2017 a Lloret de Mar, loro figlio Niccolò. Tutto questo è possibile perché la corte d’appello di Roma ha fissato a tempo di record la data dell’udienza del processo di secondo grado a carico di Rassoul Bissoultanov, il ceceno accusato - e già condannato due volte in Spagna e una in Italia - per l’omicidio del 21enne di Scandicci.

Il 20 giugno, dunque, si torna in aula per il secondo round “italiano“, penultimo step - dopo ci sarebbe la Cassazione - prima che il percorso giudiziario a carico del ceceno (ancora oggi latitante) diventi definitivo e quindi effettivo. La “lenta“ Spagna, che ha fatto il primo processo a quasi cinque anni di distanza dai fatti, facendo scadere anche i termini della carcerazione preventiva, non è più così avanti.

Il primo a impugnare la condanna a 23 anni inflitta il 7 febbraio scorso dalla corte d’assise, è stato il difensore dell’imputato, Francesco Gianzi. Interessato non solo a contestare l’impianto accusatorio - ormai consolidato anche dalle due sentenze spagnole in cui il lottatore di Mma è stato riconosciuto colpevole - ma anche ad allungare i tempi italiani per far diventare definitiva la condanna più favorevole al suo assistito. Cioè quella spagnola. A Girona, e poi a Barcellona, Bissoultanov è stato condannato al minimo previsto per l’omicidio volontario, ovvero quindici anni. Ma anche la corte d’assise di Roma si è avvicinata più al minimo che al massimo, non riconoscendo le aggravanti (crudeltà e motivi abietti) contestate dal pubblico ministero Erminio Amelio, che avevano dato luogo alla richiesta dell’ergastolo. E proprio sull’entità della pena, s’incentrano i ricorsi della procura generale e della parte civile, rappresentata dagli avvocati Agnese Usai e Massimiliano Stiz: con il riconoscimento delle aggravanti, la pena schizzerebbe più in alto.

Ma se non ci fosse stato l’appello dell’imputato, la famiglia Ciatti si sarebbe anche “accontentata“ della condanna italiana. "Devono trovarlo", ripete il babbo Luigi, indignato per quella fuga annunciata del ceceno. Era il luglio scorso. Bissoultanov ha approfittato della semilibertà per sparire da Girona, dove era stato giudicato e dove si era stabilito. Da allora, di lui nessuna traccia.

stefano brogioni