Le parole dell’odio: se la violenza è verbale

Analizzato da studiosi ed esperti il tema del linguaggio. Tra ’hate speech’ e discriminazione di genere

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Violenza, odio e discriminazione passano anche dalle parole. E proprio a "Parole violente. Hate speech e discriminazione di genere" è stato dedicato un convegno organizzato dal Corecom della Toscana. "Fra i nostri compiti c’è anche quello di studiare il linguaggio e l’uso delle parole – ha spiegato il presidente del Comitato regionale per le comunicazioni, Enzo Brogi –. Lo abbiamo fatto con il mondo giovanile, lo facciamo con la Commissione regionale per le Pari opportunità per quanto riguarda la discriminazione di genere. Il 43% delle donne ha subìto violenza verbale: dobbiamo intervenire nelle scuole con iniziative educative". Un tema, quello della violenza verbale, che è stato protagonista anche di "Luce!", progetto editoriale dedicato ai temi della diversità, dell’inclusione e della coesione del Gruppo Monrif, che il 30 novembre festeggerà un anno al Teatro della Pergola. "Sarò presente all’evento – prosegue Brogi – e guardo con attenzione a questa iniziativa, che approfondisce tematiche centrali della società". A portare i saluti al convegno Corecom, il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, l’attrice Gaia Nanni ha ripercorso, con la sua performance, una serie di stereotipi. "Non ci sono solo le parole di odio dirette – ha detto Francesca Basanieri, presidente della Commissione Pari opportunità - ma anche quelle che discriminano e sminuire il valore delle donne". Poi è stata la volta dei dati che dimostrando come, sui social, nel 2020 il ‘cluster’ delle donne sia stato oggetto di violenza al 49,9 per cento. I tweet negativi sulle donne sono il 43%, seguiti sui musulmani (19,57%). Benedetta Baldi (Università di Firenze) ha evidenziato che la base del linguaggio d’odio. Paola Rizzi (giornalista) ha raccontato dell’associazione ‘Giulia giornaliste’, nata a per combattere il gender gap nelle redazioni. Elisa Giomi, commissaria dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha analizzato i messaggi discriminatori in pubblicità. Cecilia Robustelli ha ribadito che "il linguaggio d’odio ha come tratto l’emarginazione". "La riflessione sulle parole tocca un tema centrale del processo di contrasto alla violenza", ha concluso la presidente della commissione regionale Cultura, Cristina Giachi.

Lisa Ciardi

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