Guerrieri
n questo anno 1333 si cominciò a fondare la grade porta a San Friano, ovvero da Verzaia, e fu molto isformata a comparazione dell’altre della città…". Così Marchionne di Coppo Stefani nella sua “Cronaca Fiorentina” che, insieme a Giovanni Villani, fu tra i maggiori cronisti dell’evento. Di ciò e di molto altro ci informa Renzo Manetti nel suo ultimo volume “Le Mura di Firenze da Arnolfo a Michelangelo” (Pontecorboli Editore), con introduzione dell’abate Bernardo Gianni. Una materia, questa delle Mura e delle Porte di Firenze, che l’autore studia e approfondisce da decenni, dalla sua tesi di laurea – “Le Porte dell’ultima cerchia” – fino al recente convegno sullo stesso tema, organizzato dall’Accademia delle Arti del Disegno, di cui lui è presidente della classe di Architettura. Nel 1333, anno di altra tremenda alluvione con conseguente crollo di alcuni ponti sull’Arno, la città procede alla fondazione dell’attuale Porta a San Frediano: una prova della determinazione con cui si amava e si credeva nella città, del resto descritta nella “Laudatio Urbis” di Leonardo Bruni. Manetti procede fra documenti, cartografia e sui preziosi disegni michelangioleschi di Casa Buonarroti. Ma il nostro autore è anche studioso esoterico a cui non sfugge il significato iconologico delle immagini e della geometria generativa dei manufatti, siano questi porte urbane o prestigiose facciate di basiliche come San Miniato al Monte. Ci sono i capitoli dedicati alla stagione cinquecentesca e a Michelangelo e al suo impegno di regista delle fortificazioni negli anni dell’assedio. Progetti non sempre realizzati, ma sempre studiati dagli ingegneri e architetti del rinascimento, che contribuirono comunque alle opere permanenti e ai bastioni del nuovo perimetro fortificato dell’Oltrarno, voluto da Cosimo I, che concluse la cosmica “forma urbis” medievale.