L’amore per il vino toscano doc. "Egg man" e le sue anfore speciali

La storia di Robin Baum e della sua passione per la produzione d’eccellenza: un export di estremo valore

Robin Baum con Mauro Bennati e Fabio Sarti

Robin Baum con Mauro Bennati e Fabio Sarti

Firenze, 7 febbraio 2024 – Di nome fa Robin, Robin Baum. Ma nel Chianti Classico e a Montalcino (e non solo, anche in Veneto e in Sicilia) lo conoscono come The Egg Man. L’uomo dell’uovo. No, no: la canzone dei Beatles (I am the egg man / They are the egg men / I am the walrus / Goo goo g’joob) non c’entra nulla. Men che meno galline e pollai, anche se questo ex avvocato 75enne di New Malden, a poche miglia da Wimbledon, qualche tratto del country gentleman in realtà un po’ ce l’ha. E ora magari l’ha anche accentuato, da quando ha comprato casa a Radda in Chianti, "un piccolissimo appartamento", si schermisce salvo poi aggiungere con un balenìo nello sguardo "c’è un’atmosfera unica, lo spettacolo dalle finestre incomparabile, ci vivrei fisso ma non è possibile per quella maledetta Brexit, che anch’io avevo votato…".

E dunque Egg Man vuol dire altro. L’uovo sono le anfore da vino. In ceramica, in terracotta, in porcellana, anche in cemento. E’ il materiale che Robin ha scelto per affinare i suoi vini, un occhio a un metodo antico quanto la viticoltura, lui sottolinea che nelle anfore Kvevri si faceva il vino 6mila anni fa in Georgia. Anche se il suo primo contatto ha tutt’altra targa nel mondo: "Un amico – dice – faceva vino in Australia usando un uovo in ceramica, ed era molto soddisfatto. Così il primo uovo che ho portato in Italia arriva dalla Barossa Valley".

Una passione che è anche business. Robin va in giro tra Toscana, Sicilia e Veneto in una cerchia di produttori scelti a selezionare piccole partite di vino, da proporre a un suo giro di clienti british. Con lui Fabio Sarti, 50 anni, enotecnico fiorentino. Insomma, sembra un lavoro vero e proprio. Ma lui nega: "Macché. Il mio marchio Rbw, Robin Baum Wines, in tutto tra le 5mila e le 8mila bottiglie, anche se cerco di aumentarle: non un grande business, ma piuttosto una piccola quantità di vino buono. Una buona idea per un vecchio folle che si vuole divertire nella sua terza vita".

La prima: laurea in legge, da avvocato si occupa di diritto societario e di mercato azionario. E qui il primo colpo di fulmine per il vino. Rotschild, la banca per cui lavorava, significa Bordeaux. All’epoca le preferenze erano tutte per i vini francesi. Ma all’orizzonte si stagliava l’Italia. Anzi, la Toscana. "Era il 2000 – racconta – e un amico inglese, mediatore di vino, mi fece conoscere il Brunello, in particolare la Tenuta di Argiano. Visitai la cantina, acquistai en primeur due barrique del 1997, ho continuato per 5 anni, e già pensavo a un mio business".

Così nasce la seconda vita, con La Winemakers Wb London, società di importazione del vino a Londra. Azienda che poi ha lasciato al figlio John. E arriva la terza vita. La scelta di girare per produttori, sceglierli di concerto con Fabio Sarti, acquistare piccole partite che si affinano in anfora. E c’è un perché molto chiaro, "voglio fare vino enfatizzando priorità al gusto del frutto, senza utilizzare chimica ma nemmeno troppo legno...". E così le anfore. E la scelta dei partner, "parli, discuti, ti capisci…".

A Monterinaldi – tra Panzano e Radda in Chianti – conosceva il proprietario "e comunque volevo produrre a Radda per la particolare riconoscibilità", ed ecco la disponibilità della proprietà e del fattore Mauro Bennati "a fare un percorso anche nella scelta di contenitori diversi dal solito". Eh già, perché c’è, anfora e anfora. Purché si mantenga la forma del contenitore. The Egg Man sentenzia: "In bocca senti la differenza".

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