Stefano
Grifoni
Questi ultimi giorni dell’anno ci appaiono assolutamente uguali agli altri, ma non lo sono. Le ricorrenze sono occasioni di memoria e di speranza per tornare indietro nel tempo con gli occhi e con l’anima. Quando arriva la fine dell’anno insieme ai buoni propositi ritornano alla mente i momenti più importanti dei mesi trascorsi e le avversità prendono il sopravvento sui nostri pensieri. Insopportabili crisi affettive, la perdita improvvisa di una persona cara, la inaspettata comparsa di una malattia devastante che sembra difficile superare e vincere, entrano in maniera violenta nella nostra esistenza e si accompagnano ad un senso di inadeguatezza e perdita di fiducia in sè stessi e negli altri. Le difficoltà non sono opportunità di crescita come qualcuno vuole farci credere ma spesso spingono una persona verso l’isolamento, la solitudine, la rabbia, il cinismo e l’ aggressività. Per superare questi momenti in cui il male prende il sopravvento sul bene e l’ingiustizia sulle cose giuste è necessario ricordare che tristezza e sofferenza fanno parte della nostra vita mortale. Durante queste festività caratterizzate da cene e i pranzi più abbondanti del solito, le forzate partecipazioni alle serate con parenti e amici, l’euforia del periodo si scontra con lo stato d’animo di chi durante questo anno ha subito tante avversità. Aprirsi agli altri e accettare noi stessi per quello che siamo insieme ai nostri limiti potrebbe essere un modo di iniziare il nuovo anno allontanando ansia e senso di soffocamento per la vita. L’obbiettivo per tutti dovrebbe essere quello di avere una nuova anima e riuscire a vedere la bellezza dentro tutto ciò che pensavamo sciupato e inquinato. L’amore come altri sentimenti è talvolta invisibile come il dolore e la gioia, ma diventa visibile nella nostra vita e nella vita degli altri.