REDAZIONE FIRENZE

L’alfa e l’omega del noir scandinavo

"Ha dimenticato qualcosa. Appena si sveglia lo sa con sicurezza. Qualcosa che ha sognato durante la notte. Qualcosa che dovrebbe...

"Ha dimenticato qualcosa. Appena si sveglia lo sa con sicurezza. Qualcosa che ha sognato durante la notte. Qualcosa che dovrebbe...

"Ha dimenticato qualcosa. Appena si sveglia lo sa con sicurezza. Qualcosa che ha sognato durante la notte. Qualcosa che dovrebbe...

"Ha dimenticato qualcosa. Appena si sveglia lo sa con sicurezza. Qualcosa che ha sognato durante la notte. Qualcosa che dovrebbe ricordare. Si sforza di ricordare. Ma il sonno è come un buco nero. Un pozzo che non rivela niente di ciò che contiene". Questo è l’incipit di un libro che rappresenta l’alfa e l’omega del giallo scandinavo. ’Assassino senza volto’ è il primo dei dodici libri dello scrittore svedese Henning Mankell con protagonista il commissario di polizia Kurt Wallander, che vive e lavora nella piccola città di Ystad, vicino a Malmö, nell’estremo sud della Svezia. So bene che il boom del noir scandinavo nasce dal suo connazionale Stieg Larsson (’Uomini che odiano le donne’, bastano cinque parole) e dal norvegese Jo Nesbø con il suo personaggio tormentato Harry Hole, ma entrambi non sarebbero potuti nascere e crescere senza Mankell. Con una metafora, potremmo dire che i binari su cui i treni del noir scandinavo hanno potuto viaggiare sono stati posti da Henning Mankell.

Raramente, in un noir, ai può avere a che fare con lo spessore di un personaggio quale Kurt Wallander (meravigliosamente interpretato da Kenneth Branagh nella serie omonima della Bbc). Wallander è problematico, combatte i suoi demoni affondando i denti nel Male, nel lavoro, quel lavoro che è tutta la sua vita e che, proprio per quello, sarà messa a rischio fino a minarne la salute, fisica e psicologica. L’evoluzione (o l’involuzione) del personaggio Wallander è essa stessa protagonista dei libri, nel giallo ma oltre il giallo, in un omicidio ma ben oltre un ’semplice’ omicidio. Branagh, che ha dato a Wallander molto più di un volto segnato dalla sofferenza, lo definì così: "Un filosofo mancato che attraversa il mondo oscuro dell’esistenza umana accompagnato dal pesante fardello delle sue capacità".

Mankell era un uomo molto impegnato nella difesa degli ultimi, aveva un’anima stratificata, che nella sua prosa asciutta ma semplicemente complessa (e l’ossimoro è voluto) aveva trovato la sua ragion d’essere. Quando nel 1991 esce ’Assassino senza volto’, lui dirà di essere stato spinto a scrivere un noir a causa del razzismo montante in Svezia, dove la socialdemocrazia stava crollando. La sua inquietudine fu travasata in Wallander. E se inizierete il viaggio nella sua mente, non riuscirete a smettere.

Henning MankellAssassino senza voltoMarsilio