Stefano
Grifoni
La notte risveglia le coscienze. Nel silenzio, quando nel buio non si sentono più i rumori e negli occhi le immagini del giorno diventano sfumate, nel momento in cui si è soli con se stessi, affiorano i pensieri e le riflessioni sulle azioni compiute e sulle scelte fatte recenti ma anche passate e quelle subite. Prendono forza i presentimenti, le paure e i rimorsi e non è facile in queste circostanze mantenere la ragione. Apparentemente molti sono in pace con sè stessi, probabilmente sono sereni perché ignorano che esiste la valutazione morale del proprio agire. La voce della coscienza si avverte come un sussurro e non si riesce a prendere sonno. Per dormire è necessario allontanare dalla nostra mente riflessioni, pentimenti, scrupoli e giudizi. Questo comportamento è messo in atto quando facciamo passare per preferenze di buon senso proposte che alla prova dei fatti mancano di qualsiasi ragionevole fondamento. Benchè non si smetta di esigere ragionevolezza e responsabilità nelle scelte degli altri in quelle proprie non siamo altrettanto attenti quando qualcosa non è chiara e limpida come si vuol far credere. Molti pensano di essere provvisti di un buon uso della ragione compiendo azioni incomprensibili ma non è cosi . La coscienza rende le persone orientate al bene comune allontanando comportamenti per lo più astratti e favoriti da fini utilitaristici. La sua voce ci parla di morale e di buona condotta, ha il compito di accusarci e in alcuni casi può arrivare ad essere estremamene insidiosa. Ci sono persone che percepiscono quella voce e altre fanno finta di non sentire i malumori della loro coscienza per gli errori commessi. Proprio ora mi capita di pensare se è possibile correggere una scelta di vita la quale è alla fine la somma di tanti errori.