La Toscana si sveglia con Bonaccini E Giani prova a frenare Nardella

Il sindaco ha detto di essere a disposizione del partito nella riunione con il gruppo Pd a Palazzo Vecchio. I consiglieri regionali incontrano la segretaria Bonafè. Ore tumultuose in attesa della direzione dem

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di Ilaria Ulivelli

Lo ha detto al gruppo Pd che ha riunito in Palazzo Vecchio. "Mi metto a disposizione del partito". Il sindaco ha scelto un modo soft per cominciare a condividere l’idea della sua candidatura alla segreteria nazionale del Pd. Dario Nardella ne ha parlato col suo gruppo convocato mertedì pomeriggio per fare una prima analisi dei risultati e per cominciare a preparare le mosse per il futuro del partito.

Contemporaneamente la segretaria toscana dem Simona Bonafè stava incontrando i consiglieri regionali con le stesse finalità: prendere atto della batosta elettorale, che anche a livello locale lascia una cicatrice – un segno pesante –, ma alla quale è necessario reagire al più presto. In attesa delle regole per il congresso nazionale che aprirà anche quello regionale, dove Enrico Letta farà un passo indietro, la Toscana nel segreto delle stanze fa mea culpa. Era l’ora.

Nella consapevolezza che non solo la Regione è diventata contendibile. Ma che anche i Comuni rimasti in zona rossa sono a rischio. Un allarme che non concede molto tempo per raccgliere i cocci, schiarirsi le idee e rimettersi in gioco in un congresso che non deve essere ordinario ma "rigenerativo", come ha detto Bonafè. Guardando avanti, almeno a oggi, la gran parte degli amministratori locali toscani sembrano convinti di voler sostenere la candidatura del governatore dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini.

Anche lo stesso presidente toscano Eugenio Giani, pare stia lavorando sottotraccia, per far desistere Nardella da una candidatura che potrebbe risultare improvvida. Meglio che non faccia un passo ardito rischiando di bruciarsi. La prossima settimana, anche in questo caso aspettando indicazioni dal Nazareno, si dovrebbe riunire anche la direzione dem toscana. Sarà quello il primo momento di presa di coscienza collettivo prima della resa dei conti.

E’ un momento in cui è necessaria la massima coesione. Eppure le tante, o forse troppe, anime del partito democratico si agitano. L’ex ministro Andrea Orlando sembra cantarle anche alla Toscana e in particolare proprio al sindaco di Firenze. In tanti nel mondo politico della nostra regione l’hanno letta così. "Davvero qualcuno è convinto che da una sconfitta di questa portata se ne esca con un congresso ordinario tutto incentrato sul cambio della leadership? – dice – Oppure rivendicando lo zero virgola in più in questo o quel territorio, o con la contrapposizione centro-periferia (come se in periferia non ci fossero problemi), ripetendo la litania contro le correnti nazionali, magari benm saldi alla guida di filiere locali?".

Il soggetto irrisolto del Pd è la causa della sconfitta. Quindi c’è da rifondare, da ridare un’identità al partito. Tanti, troppi leader vengono consumati sconfitta dietro sconfitta. Rimasti inascoltati i sintomi di un male profondio che già nel 2018 mandarono il Pd al 18%. Nessuno che in questi cinque anni si sia preso la briga di occuparsene. Di accorgersi che il Pd era sempre più lontano dalla gente, preso com’era a tutti i livelli, da un dialogo autoreferenziale. addirittura più che autoreferenzial, non riuscendo alla fine neppure più a parlare a sé stesso, né a riconoscersi allo specchio.

Una guida ci dev’essere. Ma è l’ultimo, non il primo problema da affrontare. Tutto questo è venuto fuori durante l’incontro con i consiglieri regionali. E’ suonato l’allarme rosso.

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