
La storia delle professioni nel Chianti. Emilio e il suo libretto di lavoro del ’42
Compiere cento anni non è un mero atto anagrafico. È mettere a disposizione quell’immenso patrimonio che è la biblioteca dei ricordi e di storie vissute. Come nel caso di Emilio Checcucci, 100 anni finiti nei giorni scorsi, che ha conservato oltre alla lucidità della memoria anche un pezzo della sua storia personale: il libretto di lavoro. Ovvero quella sorta di curriculum vitae del secolo scorso dove venivano riportati, a penna tutti gli impieghi di una persona. "Nel lavoro sono stato, fin da ragazzo, determinato e pieno di buona volontà, non avevo un sogno particolare, mi piaceva lavorare e avere un po’ di autonomia", racconta Emilio Checcucci. I ricordi sono quelli del 1942, quando allora 18enne lui nato nel 1924, inizia ad affacciarsi al mondo del lavoro. Il primo mestiere risale al gennaio 1942 con un salario giornaliero pari a 0.90 centesimi di lira. Nel libretto che indica "lo stato di servizio", Checcuci venne registrato come ‘ragazzo’ tutto fare nel settore della falegnameria. Poi il Dopoguerra: "la fame e la miseria incombevano, c’era bisogno di lavorare per sopravvivere e avere speranza e fiducia nel futuro. E per questo era fondamentale avere un lavoro". Negli anni della ricostruzione e del boom economico, il lavoro era un valore. "Ricordo di averne provati tanti di lavori, e tante sono le persone che ho conosciuto, giovani, adulti, tutti animati dal desiderio di collaborare, condividere, costruire insieme ciò che ci era stato portato via dalla guerra. Il lavoro che ho apprezzato di più è stato lavorare il legno, la falegnameria è il settore nel quale ho trovato maggiore soddisfazione". Il libretto di lavoro di Checcucci riporta mansioni e paga. Negli anni ‘44-‘45 lavorava come manovale con uno stipendio che è arrivato a toccare fino a 4,60 lire al giorno negli anni Cinquanta. E poi tanti altri mestieri tra cui l’idraulico, il meccanico, l’imbianchino che lo hanno fatto arrivare in attività fino agli anni Ottanta. Quello che traspare nei ricordi di Checcucci è lo spirito del lavoro, l’attaccamento, la passione. I cento anni sono stati festeggiati dai familiari, il figlio, la nuora, e tre nipoti, e dal sindaco Roberto Ciappi nella abitazione al Bargino di Checcucci. "Di Emilio – ha detto il sindaco - mi ha colpito souna riflessione: "ciò che mi rende felice non è tanto il passato, ma il presente, momenti vissuti insieme ai miei cari, nell’abbraccio affettuoso della famiglia, allungano la vita".
Andrea Settefonti