La qualità dell’aria in città. Calano i giorni fuori legge. Ma resta il nodo dell’ozono

Il report dell’Arpat evidenzia un miglioramento dei valori dal 2012 al 2022. Alla stazione di Settignano è stata superata la soglia di attenzione per l’O3.

di Pietro Mecarozzi

A Firenze si respira bene, ma non benissimo. A dirlo è l’annuario 2023 di Arpat, che raccoglie i dati sulla qualità dell’aria di tutta la Regione Toscana, analizzando lo stato di salute delle zone più critiche del territorio e valutando l’impatto che gli inquinanti tossici hanno sulla salute dei cittadini. Per la provincia di Firenze, il 2022, è stato un anno in chiaroscuro: per il biossido di azoto, il valore limite di 40 ugm3 come media annuale è stato rispettato in tutte le 36 stazioni di monitoraggio in Toscana eccetto che in viale Gramsci, dove la media è risultata pari a 45 ugm3. Mentre le medie delle stazioni di fondo sono state pari a 14-15 ugm3. Il biossido di azoto (NO2) è un inquinante che proviene è principalmente dal traffico veicolare, ma le fonti possono anche essere gli impianti di riscaldamento civili e industriali. Non è un caso, quindi, se il Comune di Firenze ha introdotto, con vari step, il blocco dei veicoli diesel euro 5 in alcune zone della città, che ha fatto scendere i livelli di concentrazione del biossido già nella prima parte dell’anno (42 microgrammi per metro cubo contro una media di 48 nel quadriennio precedente).

All’esame delle polveri fini, denominate Pm10, Firenze è stata invece promossa (come lo sono state tutte le altre province toscane). Il valore limite relativo alla media annuale di 40 ugm3 non è mai stato superato, e la stazione di misura degli inquinanti che ha registrato un picco è quella di viale Gramsci, con 28 ugm3 (comunque tra i più alti della Regione). Sempre per le micro particelle, viene evidenziato un calo esponenziale negli ultimi dieci anni sia nella media di sforamenti giornalieri – che è di 50 ugm3 – sia in quella annuale, con le rivelazioni che passano, per esempio, in via del Ponte alle Mosse da 39 ugm3 del 2012 a 26 del 2022 (su base annua) e da 69 superamenti nel 2012 a 13 del 2022 (su base giornaliera).

Sono pochi quindi i giorni fuori legge nella provincia di Firenze, anche se i dati e le medie che Arpat elenca, spiega Elena Granata, docente di Analisi della città e del territorio e di Geografia urbana al Politecnico di Milano, nonché tra le massime esperte del settore, non bastano per affermare che in città ci sia realmente una buona qualità dell’aria.

"Voglio iniziare con un esempio: se ieri mio figlio aveva 39 di febbre – spiega Granata – e oggi la temperatura è scesa a 37, non posso certamente dire che mio figlio sia guarito. Posso dire che è migliorato: e così dobbiamo leggere anche i report, per Firenze e per le altre città d’Italia, che spesso fanno troppo affidamento alla statistiche e non valutano il contesto specifico del territorio". In particolare, aggiunge la docente, ad assumere rilievo in una disamina dettagliata dell’ecosistema fiorentino, è anche il clima in continuo mutamento e l’aumento dei periodi torridi.

"Non ci possiamo accontentare di non aver superato l’asticella dei valori – continua –, in quanto a Firenze, e in quasi tutte le città, ci sono sempre più giornate calde, e in quel caso gli sforamenti degli inquinanti hanno un impatto molto più dannoso sulla salute dei cittadini".

C’è poi la questione annosa dell’ozono. Attualmente in Toscana l’ozono, spiega il report dell’Arpat, rappresenta il parametro più critico. Il valore massimo di 25 sforamenti è stato superato nel 2022 in 5 stazioni su 10, mentre il valore obiettivo per la protezione della salute che è calcolato come media di tre anni è stato superato in 3 stazioni su 10. In entrambi i casi sono presenti le stazioni di Firenze.

E se la soglia di allarme per l’ozono non è mai stata raggiunta, nel 2022 alla stazione di Firenze-Settignano è stata superata la soglia di attenzione di 180 ugm3. L’evento, per l’appunto, si è verificato in un periodo in cui le temperature si sono mantenute su valori particolarmente elevati per molti giorni consecutivi, favorendo l’accumulo di ozono.

"Per ’difendersi’ dall’impatto del cambiamento climatico – conclude Granata –, Firenze ha bisogno di aumentare la piantumazione di alberi, e di frenare il consumo di suolo in tutta la piana. C’è inoltre bisogno di installare più stazioni di monitoraggio nella città, in quanto sono limitate e soltanto alcune rilevano tutti gli inquinanti che poi vanno a impattare sulla salute dei cittadini".