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La mafia raccontata agli studenti. L’incontro con Fiammetta Borsellino

La figlia del giudice Paolo in visita a 300 alunni: "Mio padre diceva che a renderci liberi è la cultura"

La mafia raccontata agli studenti. L’incontro con Fiammetta Borsellino

Fiammetta Borsellino figlia del giudice Paolo, ha incontrato 300 studenti delle scuole primarie e medie di San Casciano per parlare del babbo e di che voglia dire oggi mafia. "La cultura, la conoscenza è l’unica arma in grado di sconfiggere le mafie". Lo diceva il magistrato Paolo Borsellino, vittima della criminalità organizzata, ucciso nella strage di via D’Amelio trentuno anni fa. Lo scandisce forte di fronte agli studenti e alle nuove generazioni, la figlia Fiammetta Borsellino. Una figlia, alla ricerca ininterrotta della verità, che incontra gli studenti per parlare dell’esempio del padre, amico e collega di Giovanni Falcone. Sul palco del Niccolini, la Borsellino ha incontrato il sindaco Ciappi, il dirigente scolastico Marco Poli, la vice dirigente Ghirlandini, gli assessori Elisabetta Masti e Ferdinando Maida. Di fronte a loro gli studenti hanno posto domande a Fiammetta Borsellino dopo un intervento emozionante condiviso con il pubblico per spiegare le ragioni della sua mission legata alla cultura della legalità sulla quale ha investito la sua vita. "Come la fa sentire parlare del papà che ha perduto così drammaticamente", "ha paura della mafia, ha ricevuto mai qualche minaccia", "come descriverebbe il pensiero mafioso", "che tipo era suo padre" sono alcune delle domande rispondendo alle quale Borsellino ha tratteggiato l’uomo, il magistrato, il padre dolcissimo che amava stare con i bambini e giocare con loro perché aveva in sé "un piccolo genio ludico e giocherellone". Parole toccanti sono state spese per ricordare il giorno della strage, quel tragico 19 luglio 1992, il rapporto con Giovanni Falcone, e soprattutto il rapporto di Paolo Borsellino con i giovani. "Mio padre diceva sempre che ciò che ci rende liberi è la cultura, non le pistole né le conoscenze, ma l’istruzione - commenta – che è strumento di vita, di partecipazione, di cittadinanza attiva, questo dovete fare ragazzi, prepararvi ad affrontare la vita con la vostra testa, il vostro pensiero critico, la consapevolezza di quelli che sono i diritti e i doveri che vi permetterà di fare scelte eque e capire da che parte stare". Per il sindaco Roberto Ciappi, "grazie alle sue parole i nostri studenti hanno potuto vivere un’esperienza importantissima, un’occasione di crescita umana e educativa". Secondo il dirigente scolastico Marco Poli, "il progetto di educazione alla cultura della legalità nelle scuole è fondamentale per infondere l’impegno civico".

Andrea Settefonti