REDAZIONE FIRENZE

La lettera U come Unicità

Anche da questo aspetto della scrittura – che possiamo definire "unicità" - siamo già passati diverse volte e in vari modi, ma cerchiamo di osservare la questione con un occhio più attento: l’unicità della "voce narrativa" (che non si può cercare con la volontà senza rischiare di dare alla scrittura un sapore artificiale) dipende semplicemente dall’aderenza di ciò che si è come "persona" con la propria voce, fidandosi di quello che siamo senza rincorrere altre voci, magari per insicurezza. Quando sentiamo parlare qualcuno cogliamo la sua "unicità", che è data dal timbro di voce, dal modo di parlare, di gesticolare, di articolare le frasi, di scegliere le parole, dal ritmo del discorso e da tutto il resto. Quando una persona, attraverso il proprio modo di parlare, si atteggia, cercando di dare una determinata impressione di sé, lo capiamo subito, notiamo l’artificio, avvertiamo in un certo qual modo l’inganno, percepiamo che sta affidando alle sue parole il giudizio che vuole suscitare negli altri, e fatalmente notiamo che somiglia a tutti quelli (non pochi, purtroppo) che usano le parole per ottenere volontariamente un risultato che va al di là del significato del proprio discorso, così come a volte un’automobile costosa cerca di sostituire un "discorso" sulla propria collocazione nella società. E ovviamente, al contrario, cogliamo istintivamente la spontaneità di chi parla normalmente, senza filtri (se non quelli dettati dalla buona educazione), con il solo desiderio di comunicare e di farsi capire, e avvertiamo inevitabilmente la sua "unicità". Avviene la stessa cosa per la scrittura, terreno sconfinato in cui l’unicità è il risultato della spontaneità, della sincerità, della genuinità, del coraggio di essere come si è, della fiducia in sé stessi e del proprio modo di scrivere. Scrivendo (ma non solo) si è unici perché lo si è per natura, e non certo perché lo si vuole essere. Nella scrittura si può arrivare a essere unici "naturalmente", basta togliersi di dosso tutti gli "strati" posticci che ci siamo messi addosso lungo il sentiero della vita per i più svariati motivi, e ritrovare quel che siamo. Non è facile, ovviamente. Ma la cosa giusta da fare non è aggiungere, bensì togliere.