REDAZIONE FIRENZE

La commissione antimafia. Georgofili, stop ai lavori: "Disimpegno per la verità"

L’ex magistrato Scarpinato chiede alla presidente Colosimo di indagare non solo su via D’Amelio "Tra i nodi irrisolti la presenza della donna e la carica di esplosivo militare aggiunta al Fiorino".

La commissione antimafia. Georgofili, stop ai lavori: "Disimpegno per la verità"

di Stefano Brogioni

FIRENZE

La nuova commissione parlamentare antimafia, presieduta da Chiara Colosimo (FdI), si concentrerà sull’omicidio di Paolo Borsellino e gli altri misteri di via D’Amelio. Ma, come fa notare l’ex magistrato Roberto Scarpinato, membro di quella commissione in quota 5 Stelle, "tale scelta implica l’inammissibile disimpegno della Presidenza della Commissione a fare luce su tutte le “ferite ancora aperte” ed i nodi ancora irrisolti". Come la strage di via dei Georgofili, dove, nella notte del 27 maggio di trent’anni fa, l’attentato di cosa nostra uccise cinque persone, tra cui la piccola Caterina Nencioni.

Non troverebbe seguito, nell’agenda della neonata commissione, il lavoro della precedente, che per quanto riguarda la bomba di Firenze si è concentrato in particolare sull’ipotesi che al tritolo della mafia con cui venne imbottito il Fiorino, sia stata aggiunta da una mano esterna al commando siciliano una carica aggiuntiva, di esplosivo di tipo militare. Lo stop alle indagini parlamentare rappresenterebbe, secondo Scarpinato e gli altri pentastellati membri della commissione, un "grave e inammissibile vulnus alle aspettative e al diritto alla verità storica dei familiari delle vittime". Nell’ultima relazione approvata si legge che "al rilevante quantitativo di tritolo caricato nel garage (circa centoventicentotrenta chilogrammi) venne aggiunta una ingente carica di esplosivo di natura militare, sicché la deflagrazione di siffatta micidiale miscela ebbe effetti ancor più devastanti".

"Chi aggiunse una dose supplementare di esplosivo nel furgone Fiorino collocato in via Georgofili per aumentarne la portata deflagrante dopo che il commando mafioso aveva ultimato il suo compito?", si chiede Scarpinato, ricordando anche le presenze femminili che emergono nelle fasi finali dell’attentato di via Palestro, oltre che di Firenze. "Tenuto conto - afferma ancora Scarponato - che tali soggetti non potevano appartenere alle organizzazioni mafiose, di quali entità criminali esterne facevano parte? Quali erano gli interessi di cui tali entità erano portatrici?"

Scarpinato invita inoltre la commissione a richiedere alla procura di Firenze gli atti delle dichiarazioni rese da Elio Ciolini, arrestato nel 1991 per i suoi depistaggi. In un una lettera al giudice istruttore di Bologna, illustrò una "complessa strategia stragista e di destabilizzazione politica in corso di esecuzione che coinvolgeva oltre alle mafie, esponenti della massoneria, e che prevedeva che nel prosieguo di “distogliere l’impegno dell’opinione pubblica dalla lotta alla mafia, con un pericolo diverso e maggiore di quello della mafia“". Secondo Scarpinato, queste anticipazioni si sono tutte verificate. Con le stragi del 1992’93.