
La battaglia vinta del ristoratore "Tolse i sigilli per sopravvivere"
FIRENZE
Il ristoratore Momi tolse i sigilli al suo locale “Tito“, restando aperto anche quando i Dpcm lo vietavano. Ma questo comportamento, tra il febbraio e il maggio 2021, in pieno lockdown, fu dettato dalla "preoccupazione per i propri dipendenti", perché l’imprenditore "si era venuto a trovare sull’orlo di un fallimento e di una chiusura del locale".
Condizione che ha portato il giudice, Paolo Belsito, ad assolvere Momi - leader del movimento “Io apro“ - per particolare tenuità del fatto. Era accusato, come detto, di aver tolto i sigilli apposti dopo i controlli che lo avevano sorpreso in attività (nel locale di via Baracca) quando invece, causa pandemia, avrebbe dovuto rimanere chiuso. L’emergenza sanitaria che impose le chiusure, si legge nelle motivazioni del tribunale, fu "una situazione non ascrivibile all’imputato, che rende meno grave la condotta posta in essere, e che contribuisce a dare il senso di modestia del caso, sotto il profilo della sua rilevanza penale". Anche la procura aveva chiesto l’assoluzione. Stessa conclusione della difesa del ristoratore, anche se gli avvocati Lorenzo Nannelli e Sigfrido Fenyes, basandosi su una sentenza del tribunale di Pisa, avevano pigiato sull’illegittimità dei Dpcm.
"Si tratta di una vittoria molto importante per Momi e per il movimento Io Apro in generale - dichiara l’avvocato Nannelli -. Il tribunale pur non condividendo interamente la linea di questa difesa, ha comunque riconosciuto che l’imposizione della chiusura dell’esercizio operata dai vari Dpcm costituiva una sorta di ’condanna a morte’ nei confronti del rist, ecco perché Momi facendosi promotore della protesta Io Apro non ha fatto altro che cercare di sopravvivere esercitando il proprio inalienabile diritto al lavoro ed alla libera iniziativa economica, entrambi diritti fondamentali tutelati dalla nostra Costituzione. Dunque è stato affermato il principio che è stato sempre sostenuto dal mio Assistito e dal movimento IoApro in generale ovvero ’Disobbedire per poter sopravvivere’. Si tratta di una sentenza davvero importante che sposa le ragioni del movimento".
stefano brogioni