invito a tenere presente la libertà quando si scrive sembra superfluo, ma non è così. Spesso obbediamo a inconsapevoli costrizioni, a regole e autocensure che in psicanalisi si potrebbero definire "superegoiche". A volte possiamo cercare di somigliare a uno scrittore che amiamo in modo particolare, tentare di ripercorrere le sue atmosfere, addirittura le sue orme, mentre questo dovrebbe rimanere un esercizio per "liberarsi di lui": cavalcarlo per poi scavalcarlo e avvicinarsi sempre più alla propria voce. La Letteratura è un terreno anarchico e non circoscritto, dove ogni cosa può accadere, basta che si riesca a coinvolgere il lettore: non bisognerebbe mai dimenticarlo.
Non ha regole, non ha confini, non obbedisce a nessun padrone… e quando lo fa vuol dire che sta tradendo se stessa, che si è messa al servizio di un’idea politica o di una qualsiasi propaganda, e che dunque non è ciò che dovrebbe essere. Ma quando parlo di libertà, parlo ovviamente della vera Letteratura. Si può scrivere su ogni argomento, in qualunque maniera, si possono combinare le parole in infiniti modi, così come con poche note si possono comporre infiniti brani musicali. L’unica cosa che conta è il risultato. Arrivare agli altri, emozionare chi legge, illuminare qualche angolo buio dell’animo umano, accompagnare i lettori dove non immaginavano di poter andare. Il territorio della letteratura è appunto come lo spazio infinito, di cui non sappiamo immaginare i confini perché i confini non esistono. Non si dovrebbe mai scrivere con l’intenzione di entrare nelle grazie dei lettori.
Non ci dobbiamo mai dire: "Questo non si può o non si deve scrivere", e nemmeno chiedersi: "Questo sarà giusto o sarà sbagliato?". Non dobbiamo avere paura di andare contro chissà quale regola, visto che in letteratura le regole non possono esistere. L’unico lettore a cui dobbiamo dare retta è quello che sta dentro di noi e che dobbiamo far emergere, far maturare. Riguardo a ciò che scriviamo, dobbiamo diventare contemporaneamente scrittori e lettori molto critici, non serve altro. Questa è l’unica regola, ed è governata da leggi misteriose. Come giustamente diceva William Somerset Maugham: "Vi sono tre regole fondamentali per scrivere un romanzo. Per sfortuna nessuno le conosce".