Keu, una falsa partenza. E manca il Ministero

La prima udienza slitta al 10 maggio per alcuni problemi nelle notifiche. Assente il dicastero dell’Ambiente. La Lega: "Sua presenza è auspicabile" .

Keu, una falsa partenza. E manca il Ministero

Keu, una falsa partenza. E manca il Ministero

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Keu, falsa partenza. L’udienza di ieri mattina per lo scandalo dei rifiuti delle concerie finiti nei sottofondi dei cantieri di mezza Toscana con la presunta complicità delle ’ndrine, è slittata per alcune mancate notifiche. Si torna in aula il 10 maggio. In attesa che la preliminare decolli, è l’elenco di presenti e assenti che fa discutere. C’è la Regione Toscana come parte civile (anche se la sua costituzione, come tutte le altre, dovrà essere sottoposta all’accettazione da parte del giudice, Gianluca Mancuso), la Cgil, l’Istituto diocesano per il sostentamento del clero di Arezzo, la Metrocittà di Firenze; ci sono diversi Comuni (Pisa, Massarosa, Bucine, Terranuova Bracciolini, Empoli, Pontedera, Montaione, Peccioli, Crespina Lorenza), ma non quello di Santa Croce, che ha votato di non costituirsi parte civile, tenendosi aperta la porta della richiesta di risarcimenti, e non si vede neanche la sua sindaca imputata, Giulia Deidda.

Ma il grande assente pare il Ministero dell’Ambiente, assenza che non è sfuggita al capogruppo della Lega in consiglio regionale, Elena Meini: "Riteniamo che nel contesto delle parti civili, la presenza del Ministero dell’Ambiente sia decisamente auspicabile - dichiara -. Ci auguriamo, pertanto, che venga presa una decisione in tal senso. I gravi fatti, con forti implicazioni anche ambientali, che verranno analizzati dalla Corte, meritano, quindi, un’attenzione, a nostro avviso, pure a livello del predetto Ministero".

In compenso, ci sono tante associazioni, anche della società civile, che hanno chiesto di partecipare al processo, preoccupati soprattutto per il rischio che i tentacoli delle mafie in generale possano allungarsi ulteriormente. Anche l’associazione Libera, di Don Andrea Bigalli, era all’udienza di ieri mattina. Nell’aula 28 del palagiustizia di Firenze, gremita soprattutto di avvocati dei trenta imputati (24 persone, sei società delle concerie e del distretto orafo aretino) si scorge Ledo Gori, capo di gabinetto dell’ex governatore Enrico Rossi e, per qualche mese, pure di Eugenio Giani. Non c’è il dirigente dell’ambiente, Edo Bernini. Non c’è il consigliere regionale Andrea Pieroni. Il mese che manca alla prossima udienza servirà anche ai difensori per analizzare ciò che il pubblico ministero che ha condotto l’inchiesta, Giulio Monferini - alla sua ultima udienza prima di prendere servizio in Cassazione - ha depositato a sorpresa. Si tratta di quattro faldoni, che dovrebbero contenere soprattutto consulenze sui terreni.

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