STEFANO BROGIONI
Cronaca

L’ombra nelle telecamere. Così hanno portato via Kata

La bambina è stata fatta uscire da via Monteverdi, dove non ci sono riprese. Dopo quasi dieci mesi il destino della piccola peruviana è sempre più un rebus

Firenze, 4 aprile 2024 – Erano ipotesi investigative, ma con il passare dei mesi e il lavoro ininte rrotto dei carabinieri sono diventate pressoché certezze. Kataleya Mia Alvarez Chicclo, per tutti Kata, è stata fatta uscire da via Monteverdi, la parallela di via Maragliano: forse sfruttando una sorta di ’passaggio segreto’ sotterraneo, forse utilizzando un vialetto che costeggia un muro di confine tra l’ex hotel Astor e un’altra proprietà sul retro, forse facendo tappa nella corte (su cui insistono dei box) del palazzo di fianco.

E’ un’evidenza acquisita in questi mesi, figlia della totale assenza di riscontri nell’analisi delle telecamere che riprendono le due entrate “ufficiali“ dell’albergo occupato, da cui, il 10 giugno dell’anno scorso, è scomparsa la bambina.

Kata non è uscita dal cancello posto su via Boccherini: quel punto è stato costantemente inquadrato dalla telecamera di un negozio di fronte. Ed è infatti quello l’impianto che la riprende per l’ultima volta, quando scende le scale in direzione del piazzale o dei piani interrati dell’edificio occupato.

Gli investigatori escludono anche, seppur con un minimo margine di dubbio, che Kata sia uscita dal portone di via Maragliano. Non solo perché quello che una volta era l’androne dell’hotel era diventato una stanza abitata da occupanti rumeni: c’è una telecamere puntata anche su quel lato che non ha dato risultati.

Alla luce delle massicce perlustrazioni effettuate nell’immobile, si può anche affermare che la bambina non è più lì dentro.

E dunque che sia stata portata via utilizzando quella zona di buio. Ma è stato un colpo di fortuna oppure chi ha portato via Kata dall’Astor ha messo a punto un piano così dettagliato da schivare anche i tanti occhi elettronici disseminati non solo nelle vicinanze dell’hotel occupato, ma pure lungo le possibili vie di fuga.

I carabinieri hanno svolto e stanno tutt’ora svolgendo un lavoro immane: hanno analizzato i telefoni sequestrati e le conversazioni delle chat, hanno setacciato le celle telefoniche seguendo le utenze che si erano agganciate in giorni e orari d’interesse investigativo, hanno controllato le partenze dagli aeroporti europei verso il Sud America, hanno cercato riscontri alle varie piste che, direttamente o indirettamente, giungevano sul loro tavolo.

Kata sembra sparita nel nulla. Per ora, l’unico risultato raggiunto, è quello per il presunto racket delle camere che si sarebbe consumato, con la partecipazione anche dello zio materno Abel, dentro l’albergo occupato. Ma l’ipotesi che quello fosse anche il movente del rapimento della bimba, non sta trovando conferme. E il rebus di Kata si fa ogni giorno più complicato.