Investigatori privati a confronto su privacy e dati personali

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Privacy, tutela dei dati personali e funzione sociale dei detective privati, questi i temi del congresso nazionale della Federpol che si è svolto ieri a Firenze. "La tutela dei dati personali nelle indagini aziendali, civili e penali" questo il titolo della giornata di studio, che ha visto la presenza dei maggiori esperti, magistrati, avvocati, professori universitari e anche rappresentati delle forze dell’ordine e anche di un componente dell’Autorità del garante per la protezione dei dati personali. Dal convegno è uscita una fotografia che rende la figura dell’investigatore privato un figura a 360 gradi dalle indagini alla tutela dei marchi e brevetti, al supporto alle indagini in contrasto alle frodi assicurative e a sostegno della difesa nei processi.

Ma sono emerse anche le grandi criticità che gli investigatori incontrano nello svolgimento del loro lavoro. Problematiche legate, appunto, al trattamento dei dati personali, come ha sottolineato Alberto Paoletti, delegato nazionale privacy e membro del comitato legislativo Federpol: "Vorrei ricordare che l’Autorità Garante è stata la prima in Europa a varare nel 2008, grazie all’allora segretario Giovanni Buttarelli, un codice sulla privacy per avvocati e investigatori, unico in Europa". La giornata è stata l’occasione per sottolineare la funzione sociale degli investigatori privati, un settore che ha circa 20mila dipendenti. Secondo l’osservatorio Federpol, nel 2019 i titolari di licenza autorizzati per la direzione degli istituti per le investigazioni private erano 1898. Oggi i dati sono cambiati e si parla di circa 300400 licenze in meno.

Nella foto: Stefano Cimasti presidente comitato formazione Federpol , Luciano Tommaso Ponzi, presidente nazionale, e Alberto Paoletti, membro del comitato legislativo

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