GUIDO GUIDI GUERRERA
Cronaca

Il vino sott’acqua? E’ migliore: "Produzione doc, successo globale"

Marco Bacci esalta l’affinamento particolare in gabbie a meno 35 metri nel mare di Talamone

Il vino sott’acqua? E’ migliore: "Produzione doc, successo globale"

Marco Bacci: sinonimo di intelligenza imprenditoriale applicata al mondo del vino. Nato a Campi Bisenzio, ha iniziato la sua attività nell’ambito del tessile per poi concentrarsi nella coltivazione delle vigne e nella produzione di vini d’eccellenza. Vero e proprio pioniere del settore, è stato il primo a intuire i grandi vantaggi della maturazione del vino sott’acqua. Una intuizione che lui, uomo di mare ed esperto subacqueo, ha avuto dopo aver assaggiato una bottiglia dimenticata nella stiva della sua barca. E’ nato così il ‘supertuscan’ , per usare la stessa definizione di Bacci, che per un anni riposa a temperatura costante a 35 metri di profondità e che ha fatto delle Terre di Talamo un fiore all’occhiello dell’enologia non solo a livello nazionale.

Bacci, ci racconti come nasce il suo vino di mare…

"Terre di Talamo nasce davanti al Tirreno, in una collina che guarda l’Argentario e che proprio in mare termina la sua maturazione. Per poter realizzare questo mio progetto sono occorsi cinque anni di scartoffie varie, ma alla fine grazie all’intervento risolutivo del comune dell’Argentario, ce l’abbiamo fatta. Così nel 2020 siamo riusciti a posizionare le prime gabbie di acciaio inox a una profondità di 35 metri per ospitare le novemila bottiglie che annualmente , precisamente a giugno, vengono sostituite con l’annata successiva".

Questo sistema, già in uso specialmente tra Greci e Fenici, è il proseguimento di una antica tradizione?

"In qualche misura lo è. Quelle antiche popolazioni usavano mettere le loro anfore in acqua per migliorare la conservazione del vino, spesso esposto a temperature troppo elevate per via del clima. Noi invece abbiamo sperimentato i benefici dell’affinamento in mare facendo un paragone con annate maturate in cantina. La differenza si sente ed è favore di quello lasciato un anno nelle gabbie marine".

Quali difficoltà si incontrano a immergere migliaia di bottiglie nei fondali?

"E’ necessario lavorare in assenza di vento e mareggiate, per ragioni di sicurezza. Una grande gru viene sistemata su un pontone e ogni fase dell’immersione delle gabbie è controllata. Si tratta di un’attività che richiede perizia, precisione e rapidità perché tutto deve essere concluso nell’arco di un giorno".

A quale dei suoi vini è particolarmente affezionato?

"Le mie quattro denominazioni sono il Chianti classico del Castello di Bossi, Renieri a Montalcino, Terre di Talamo Morellino di Scansano e sull’Etna a Linguaglossa le Terre d’Arrigo, alle quali sono affezionato in egual modo. Se però devo indicare un vino emblematico posso citare il nostro Brunello che tre anni fa è stato proclamato miglior rosso del mondo nella top 100 di James Suckling, mentre quest’anno siamo undicesimi secondo il report di Wine Spectator per quanto concerne la grande selezione del chianti Castello di Bossi. Grande motivo di orgoglio perché stiamo parlando di punteggi ottenuti a fronte di 4 milioni di etichette selezionate".