"Il turismo tira ma i giovani rifiutano i posti"

Se, come pare, siamo alle porte di una grande stagione turistica, resta il nodo irrisolto dei lavoratori dei settore. "Ci sarà un incremento della richiesta di lavoratori stagionali di oltre il 20% rispetto all’anno scorso", stima Susini Group S.t.P., studio di

Firenze leader nella consulenza del lavoro, secondo il quale tra maggio e luglio ci sarà "il fabbisogno di oltre 500 mila lavoratori nell’industria, l’agricoltura e il turismo e circa 350mila stagionali soltanto per i servizi di alberghi, ristoranti e stabilimenti balneari. Mancheranno circa 140 mila lavoratori all’appello nel settore del turismo e qualche imprenditore sarà costretto a chiudere prima il turno di lavoro o addirittura a tenere abbassate le saracinesche". Chi sembra più di tutti bistrattare il lavoro sono soprattutto i giovani. In Italia, rileva il gruppo, il lavoro domenicale e festivo è richiesto ormai a oltre 5 milioni di persone. Ma il 33% dei giovani di età compresa fra i 18 e 25 anni giudica il lavoro nel weekend troppo impegnativo e poco retribuito mentre il 15% sarebbe disponibile a svolgerlo in cambio di salari più alti. Un dato che fa pensare se si considera che il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 22,3%, contro il 7,8% di media nazionale. "I giovani si ritengono troppo sacrificati a lavorare le giornate del sabato, domenica e festivi e prediligono svolgere mansioni, anche, più faticose ma che permettano loro una migliore vita sociale. Occorre che governo e parti sociali si adoperino per fermare questo fenomeno che può essere mitigato soltanto attraverso una contrattazione e delle misure che tutelino la conciliazione fra il lavoro e la vita sociale. La contrattazione collettiva nazionale dovrà garantire la riduzione di orario, la flessibilità, il salario, la produttività e l’

occupazione", commenta Sandro Susini che continua: "il governo, da parte sua, dovrà continuare ad abbattere il cuneo fiscale garantendo ai lavoratori retribuzioni nette più alte e, perché no, a detassare e decontribuire i compensi legati al lavoro straordinario".

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