Il regista Bella la periferia surreale Un film per uomini che sognano

Alessandro Ingrà ha girato ‘Sbagliando s’impara’ tra Firenze e l’hinterland. Paci (di San Giusto) nel cast. L’estate scorsa le macchine da presa in via Caravaggio innescarono un’esplosione di curiosità popolare.

Il regista Bella la periferia surreale  Un film per  uomini che sognano

Il regista Bella la periferia surreale Un film per uomini che sognano

di Carlo Casini

Alessandro Ingrà di Ponte a Greve non è, ma Ponte a Greve lo ha portato in tutta Italia con "Sbagliando s’impara", il suo terzo film, che dal 23 febbraio scorso sta girando i cinema italiani. Ingrà, oltre che regista, veste i panni del protagonista che abita nei palazzi di San Lorenzo a Greve. Cosicché tante scene sono girate tra via Tiziano e via Caravaggio, insieme a un cast che più adatto non si può e che vede protagonista l’altro grande Alessandro rionale, il Paci, nato con i piedi a mollo in questo tratto di Greve a San Giusto.

Le panoramiche lasciano vedere il centro commerciale Coop e il Campone, quasi a rendergli onore e memoria prima della trasformazione che lo attende nei prossimi anni. Chissà che un domani, i pontaggrevigiani questo film lo faranno vedere ai nipoti per dire: "Visto com’era i’ Ponte, quand’ero giovane? Lì è dove ora c’è la chiesa, e sulla collinetta ancora non c’era il parco". Mica c’è soltanto il Ponte a Greve, poi: Firenze e il suo hinterland si srotolano tra centro e periferia, e appaiono con la stessa dignità San Piero a Ponti, piazza Signoria, Sesto, l’Isolotto: "Una combinazione – l’ha definita Nicola Biagi – che ritrova una Firenze nascosta con richiami sottili ai luoghi della città anni ’80 e a film che hanno caratterizzato il cinema d’autore fiorentino".

Così la pellicola, pur ispirata alla commedia brillante made in Usa, mantiene salda la sua fiorentinità, senza finire mai nella pantomima da macchietta. Perché qui, pur nella vicenda surreale, ci sono tratti di realtà viva: quella di una periferia che è parte integrante della città, dell’uomo medio che deve fare i conti con drammi, spese e sogni da rincorrere.

Perché proprio Ponte a Greve? "Avevamo l’ufficio qui, durante i primi sopralluoghi abbiamo trovato subito a disposizione posti perfetti – spiega Ingrà – Come fotografia, era una bella periferia: rispecchiava le emozioni che volevo portare nelle scene. La storia parla di una compagnia teatrale. La Toscana è piena di compagnie teatrali e sono composte da persone normali che abitano in quartieri normali, come questo".

Così, quando in un pomeriggio della bollente estate 2022 in via Caravaggio si è visto montare il set, è esplosa la curiosità: le macchine da presa non sono cosa che capita a Ponte a Greve, e dalle finestre si assisteva sorpresi, si formavano capannelli, le macchine si fermavano. "C’era un ragazzo con un motorino truccato che faceva un casino allucinante e ogni tre minuti, tornava a vedere – ride ancora l’attore – Quando si gira ci vuole silenzio assoluto, e invece passava continuamente con questo cinquantino smarmittato, ci ha fatto fare 30 ciack... La gente passava e urlava dai finestrini ‘Paciii, Salvadoriii’. D’altra parte si sta a Firenze, si giocava in casa".

Immediatamente riconoscibile, senza fare spoiler, "La buca" di via Tiziano, scenario perfetto: "Per parlare di una rapina dove andresti? In un posto dove non ti vede nessuno, isolato. È particolare, dava proprio l’idea di poliziesco, una buca così non la trovi in tutti gli angoli della città, non sembra neanche a Firenze". La pellicola, presentata, neanche a dirlo, all’Uci del Cavallaccio e di Campi Bisenzio, andrà venerdì al Cinema Nuovo di Figline Valdarno e continuerà il suo tour, prima di arrivare sulle piattaforme on demand.

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