Il Maggio riabbraccia il ’suo’ Mehta. E il romanticismo di Mendelssohn

Dopo l’apertura della stagione il Maestro torna a dirigere l’orchestra fiorentina venerdì e sabato. Il programma .

Sarà ancora Zubin Mehta a salire sul podio del Teatro del Maggio, nella sala che porta il suo nome, alla testa dell’Orchestra fiorentina in due serate consecutive, domani e sabato alle 20. L’inossidabile e amatissimo direttore, cui è stata affidata qualche giorno fa l’apertura della nuova stagione davanti ad un pubblico numeroso e festante, è reduce da due trionfali serate che lo hanno visto protagonista, a Lucca e a Milano, di due concerti memorabili alla guida della Filarmonica della Scala. Il programma del secondo appuntamento del nuovo cartellone del Maggio è interamente dedicato ad un protagonista assoluto del Romanticismo europeo, non solo come compositore ma anche nella veste di direttore d’orchestra e organizzatore della cultura musicale in Germania: Felix Mendelssohn Bartholdy, del quale vengono presentate le pagine più note ed amate.

In apertura, l’Ouverture op. 61, composta nel 1826 ed ispirata dal "Sogno di una notte di mezza estate", il dramma di Shakespeare cui il musicista si era accostato giovanissimo attraverso la traduzione di Friedrich Schlegel. La partitura venne riutilizzata 17 anni dopo come introduzione alle famose musiche di scena scritte per la commedia. A seguire, il Concerto in mi minore op. 64 per violino e orchestra, opera della maturità dal carattere spensierato ed appassionato, pensata e scritta per l’amico Ferdinand David, uno dei più celebri virtuosi del suo tempo e primo violino dell’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia. Si tratta di uno dei masterpieces del repertorio violinistico, che per l’occasione è affidato ad un giovane solista di eccezionale talento: il violinista Giuseppe Gibboni, classe 2001, figlio d’arte (il padre Daniele è stato il suo primo insegnante) vincitore, lo scorso anno, del prestigiosissimo premio Paganini di Genova, finalmente assegnato dopo 25 anni a un italiano. A chiudere la serata è la Sinfonia n.4 in la maggiore op. 90, "Italiana", la più brillante e popolare nel catalogo di Mendelssohn, ispirata non solo dalla natura e dall’arte del nostro paese, meta agognata dei numerosi viaggi del musicista, ma anche dalla vitalità che vi si respira. In un impianto classico strutturato sul modello di Haydn e Mozart, si distingue il celebre Saltarello finale, l’unico brano comunque dichiaratamente italiano della sinfonia: una sorta di tarantella stilizzata, un’apoteosi del ritmo che presenta straordinarie assonanze con il mondo fiabesco delle musiche per il "Sogno" che apre il programma del concerto.

Chiara Caselli