Il democristiano bipartisan: "Dialogava con i comunisti. Era un riferimento per tutti"

Il ricordo di chi lo ha conosciuto: "De Mita lo scelse come suo colonnello in Toscana". La camera ardente nella pieve di San Martino a Sesto, i funerali domani a San Miniato. .

Il democristiano bipartisan: "Dialogava con i comunisti. Era un riferimento per tutti"

Il democristiano bipartisan: "Dialogava con i comunisti. Era un riferimento per tutti"

di Antonio Passanese

FIRENZE

Schivo. Riservato. Mai sopra le righe. Beppe Matulli era tutto questo, ma anche un politico atipico, che non amava lo scontro dialettico ma il dialogo. Uno che, nei suoi interventi in Consiglio regionale, in Parlamento e poi in Palazzo Vecchio, preferiva usare il fioretto più che la sciabola. "Ha sempre cercato di convincere le persone invece di imporre le sue idee, non alzava mai il tono della voce, era persona di grande umanità e lealtà, uno che faceva del confronto la sua arma". Tea Albini ricorda ancora – e con la voce rotta dall’emozione – quando, lei da assessore al Bilancio e lui vice sindaco della giunta Domenici, facevano a gara per chi arrivasse prima in Comune. "Avevamo la stanza uno di fronte all’altra, e sistematicamente quella gara la vincevo sempre io che mettevo piede in Palazzo Vecchio prima delle 8 – il suo racconto – Beppe, si fermava da me per prendere il caffè e mi ripeteva, quasi ogni giorno, “Tu morirai democristiana...“, mi faceva fare delle grandi risate".

Matulli – e questo gli va riconosciuto – è stato anche il “padre“ della tramvia. E a questo proposito, sempre Albini, rammenta le tante riunioni fatte insieme "dove ci si prendeva un profluvio di insulti da parte dei cittadini. Ma questo non lo scomponeva. Quello che posso dire è che siamo stati grandi amici e che ora più che mai sento la sua mancanza".

Politicamente, l’ex sottosegretario all’Istruzione nei governi Amato e Ciampi, era il colonnello di Ciriaco De Mita in Toscana (molto vicino anche a Benigno Zaccagnini e ad Aldo Moro), e "uno dei pochi democristiani a rimanere sempre nella stessa corrente" dello scudo crociato, quella di sinistra "della quale era la mente pensante". Giacomo Billi lo conobbe negli anni Ottanta: Matulli, ai tempi era ormai un politico navigato, lui un giovane 24enne che si stava avvicinando alla Dc. "Non dimenticherò mai quando divenne parlamentare nel 1987. Contrariamente a quello che facevano e fanno molti deputati e senatori, invece di circondarsi di segretari, portaborse e portavoce, a Firenze Beppe volle creare il Centro Toscano di Documentazione Politica – dice – Facevamo attività di formazione, e il suo budget lo utilizzava per portare avanti quell’istituzione. Ci convinse anche a produrre una rivista “Schede“ per approfondire temi importanti in modo didattico e divulgativo. Posso dire, senza timore di alcuna smentita, che Matulli aveva della politica un’idea alta e nobile. All’inizio, quando lo vidi per la prima volta, mi intimorì perché non era espansivo ma molto riservato da uomo di montagna quale era. Ma non appena si superavano quelle barriere diveniva molto affettuoso. Non era uno che amava parlare del suo privato, ma nei nostri lunghi discorsi aveva una capacità di analisi dei problemi che non ho visto in nessun altro".

Pierandrea Vanni, ex capocronista della Nazione, infine, si lascia andare a un ricordo di quasi 50 anni fa, durante la campagna elettorale per le regionali. A Montespertoli, Beppe Matulli tenne un comizio in piazza, a pochi metri dalla sede del Partito comunista: "C’era un gruppetto di “compagni“ ad ascoltarlo e ricordo che alcuni di loro lo applaudirono. Perché preferiva dialogare più con i comunisti che con i socialisti. Insomma, era un punto di riferimento di ragionevolezza".

Per Beppe Matulli è stata allestita la camera ardente nella pieve di San Martino a Sesto, città in cui viveva nonostante fosse di Marradi, e i funerali dovrebbero tenersi domani alle 11.30 nella basilica di San Miniato al Monte.