Il centenario di don Milani L’omaggio del presidente "È stato un grande italiano"

La mattinata nei luoghi del priore: dalla preghiera silenziosa sulla tomba alla canonica. L’incontro con gli ex allievi accolto da Rosy Bindi e dal sindaco di Vicchio, Carlà Campa .

Il centenario di don Milani  L’omaggio del presidente  "È stato un grande italiano"

Il centenario di don Milani L’omaggio del presidente "È stato un grande italiano"

BARBIANA (Vicchio)

E’ un luogo delicato, Barbiana, dove salire in silenzio, ma ci sono giorni, come ieri, nei quali si deve lasciare spazio a platee più ampie e comunque lasciare fuori molti altri potenziali ospiti relegati a seguire la cerimonia dai maxischermo del Lago Viola e del Teatro Giotto di Vicchio. E’ un prezzo da pagare. "La grandezza di una vita non si misura dal luogo in cui si è svolta", scriveva don Lorenzo alla mamma e ieri si è avuta un’ulteriore conferma di quanto la profezia si sia avverata. "In tempi lontani dalla globalizzazione e da internet, da qui, da Barbiana - allora senza luce elettrica e senza strade asfaltate - il messaggio di don Milani si è propagato con forza fino a raggiungere ogni angolo d’Italia; e non soltanto dell’Italia": ha detto il presidente Sergio Mattarella, il primo capo dello Stato a salire sulle pendici di Monte Giovi. Non è arrivato a piedi, come le centinaia di partecipanti alla marcia partita da Vicchio sulle orme di don Lorenzo, ma il suo è stato comunque un pellegrinaggio, come sei anni fa Papa Francesco. E se il pontefice delle periferie ha ridato piena dignità al pensiero milaniano nella chiesa, ieri il capo dello Stato, nel centenario della nascita del priore, ha voluto ribadire con la sua presenza, per taluni ingombrante fra staff e misure di sicurezza, il ruolo civico di don Lorenzo, sacerdote, educatore e cittadino.

La "testimonianza" di don Lorenzo Milani "ci viene consegnata perché continui a vivere tra noi. Grave sarebbe confinare l’esperienza" del priore di Barbiana "nell’archivio dei ricordi e pensare che essa non debba avere un domani": le parole del cardinale arcivescovo Giuseppe Betori nell’omelia che ha concluso la prima giornata delle celebrazioni per il centenario, sintesi estrema di quanto vissuto in mattinata, davanti alla piccola chiesa con il portale fasciato da una coperta metallica dorata, a volte unica veste dei migranti, più poveri dei poveri nelle nuove Barbiane, sparse nel mondo. Parole del presidente dei vescovi italiani, il cardinale Matteo Maria Zuppi, intervenuto sul palco con Rosy Bindi, presidente del Comitato, Agostino Burberi, uno dei primi allievi del priore oggi alla guida della Fondazione, del sindaco di Vicchio Filippo Carlà Campa ("Anche da qui si può cambiare il mondo: ce lo hanno dimostrato Giotto e Beato Angelico, prima, e don Milani, dopo"), del presidente della Regione, Eugenio Giani, e di Yasmine Laktaoui, giovane educatrice del doposcuola milaniano di Calenzano.

La visita di Mattarella è iniziata alle 10,30 con la visita alla tomba di don Lorenzo, appena sceso poco lontano dall’elicottero presidenziale, accompagnato da Leandro Lombardi, presidente del Centro di documentazione don Lorenzo Milani e Scuola di Barbiana. Ad accogliere il capo dello Stato, c’erano invece Rosy Bindi e Agostino Burberi, insieme a Giani, al sindaco metropolitano Dario Nardella e a quello di Vicchio Carlà Campa, al presidente del consiglio regionale Antonio Mazzeo. Il piccolo corteo ha poi raggiunto la Scuola di Barbiana. Mattarella ha salutato una bambina disabile e ha ricevuto in dono da Licia Naldini, del Laboratorio d’Arte degli ‘Amici’ della Comunità di Sant’Egidio, un quadro sulla scuola di Barbiana. Dopo una breve sosta nel prato dietro la “piscina“ a ricevere gli applausi di altri ospiti, la visita alla chiesa, insieme ai cardinali Zuppi e Betori. Un’ora intensa prima di decollare alla volta di Firenze per commemorare la strage dei Georgofili.

Duccio Moschella

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro