I’Benzivendolo Sentinella del rione "Che nostalgia per le compagnie..."

Da 35 anni il suo osservatorio è il distributore di piazza Alberti: il racconto della metamorfosi dell’area "Oggi i ragazzi preferiscono stare a casa sui social, ma com’era vitale Bellariva ai tempi del cinema Variety...".

I’Benzivendolo Sentinella del rione  "Che nostalgia per le compagnie..."
I’Benzivendolo Sentinella del rione "Che nostalgia per le compagnie..."

FIRENZE

All’anagrafe è Andrea Di Salvo, ma lo chiamano tutti il Benzivendolo: è lo storico benzinaio di piazza Alberti, innamorato della nostra Firenze e della sua squadra, ma ancor più del rione di adozione, Bellariva. Immigrato dall’altra parte del Ponte a Verrazzano dalla cugina Gavinana, è arrivato qui diciassettenne: "Faccio il benzinaio in piazza dall’88, poco prima di partire militare: quest’anno faccio 35 anni di distributore. Dal 2002 a Bellariva ci vivo anche, nel 2003 qui mi sono sposato e ci ho fatto quattro figlioli: ormai mi ci faranno una statua!", scherza Andrea.

A vederla oggi Bellariva, sembrano lontani quei tempi: "Sta cambiando sempre di più, prima c’era una viabilità molto più fluida , adesso le nuove piste ciclabili stanno saturando il traffico; però rimane sempre un quartiere molto bello e tanto verde. Secondo me, a parte il centro che ha qualcosa in più per ovvie ragioni, Bellariva rimane uno dei più belli di tutta Firenze. Certo, quando sono arrivato c’era più vita, anche grazie al cinema Variety: era bellino da morire e richiamava tanta gente. Poi stette per anni chiuso, sembrava dovessero farci degli appartamenti, infine lo ha preso la Coop. C’erano anche più bar, e quindi era più vissuto il rione: specialmente quello in via De Sanctis era diventato il punto di ritrovo dei giovani. Ora dalle 20, quando chiudono tutti i negozi è un quartiere non dico morto, ma un po’ spento sì".

"Purtroppo anche l’e-commerce ha fatto sì che i negozi, che facevano uscire di casa tanta gente e creavano movimento abbiano perso terreno. Un esempio tra tanti, per le feste di Natale, da bambino mi portavano da Ganzaroli, non ci si girava dalla gente; oppure il vecchio Ceccarelli. Creavano vita. Ora si ordina tutto dal computer con la consegna del corriere. L’evoluzione di questo sistema tristissimo di vendite online ha fatto chiudere molte attività e smettere di uscire di casa". C’è però un’eccezione: "In via Gioberti, con ’Le cento botteghe’ i negozianti hanno trovato sistema per far vivere la strada. Durante le notti bianche o le domeniche aperte c’è tantissima gente a giro: è rimasta l’unica via viva, ma anche lì quando chiudono tutte le attività dalle 20, alla fine rimangonono aperte solo quelle tre o quattro pizzerie che danno un po’ di vita. Una quindicina d’anni fa lo facevano anche in via Quintino Sella: chiudevano la strada i negozi portavano i loro articoli sulla strada, era molto bello e coinvolgente".

Gli anni ’90 erano anche gli anni delle compagnie ai giardini e sui muretti: "La più grande era quella di piazza Oberdan, poi quella ai giardini del Campofiore. I ragazzi oggi invece vivono sui social, c’è un po’ di movimento giusto ai giardini di Bellariva ma sono solamente bambini con i genitori e i nonni, il che è bellissimo, ma le vecchie compagnie dei ragazzi sulle panchine non ci sono più. Vedo i miei figli: mentre a me piaceva passare interi pomeriggi fuori con gli amici, loro stanno sul divano con il telefonino: per loro è più semplice fare le videochiamate. Tanti ragazzi non vogliono più uscire perchè l’imposizione di stare a casa durante il covid li ha fatti smettere di socializzare dal vivo".

Un desiderio per la Bellariva e i bellarivini di domani? "Vorrei che domattina non funzionassero più i cellulari, per farli tornare a vivere le strade, i giardini in maniera sana, scambiarsi un sorriso, uno sguardo, imbroccare la ragazzina per farci quattro chiacchiere".

Carlo Casini