I legali dei familiari contro Moretti ed Elia "Disastro evitabile con una velocità ridotta"

Hanno lavorato in equipe sottolineando che i dirigenti Fs fossero a conoscenza dei rischi connessi al trasporto di merci pericolose

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Moretti ed Elia devono essere condannati anche per non aver ridotto per tempo la velocità del treno merci della morte. E’ questa la conclusione cui sono giunti gli avvocati di parte civile che ieri, a tutto campo, hanno preso la parola al processo d’Appello bis in corso di svolgimento al Palazzo di giustizia di Firenze. Secondo i legali dei familiari delle vittime proprio Mauro Moretti e Michele Elia, nelle loro vesti di amministratori della holding Ferrovie dello Stato (Moretti) e di Rfi (sia Moretti che Elia) avevano il potere decisionale per imporRe velocità ridotte ai treni merci che trasportavano merci pericolose in transito nelle stazioni ferroviarie. Sulla questione della velocità hanno lavorato in equipe gli avvocati Enrico Marzaduri, Massimo Cerasa castaldo, Riccardo Carloni, Gabriele Dalle Luche, Filippo Antonini.

L’avvocato Riccardo Carloni ha mostrato un’immagine della stazione di Viareggio sostenendo che "con una velocità ridotta a 60 kmh il convoglio sarebbe transitato a raso e nonostante la rottura si sarebbe fermato prima e non ci sarebbe stato il ribaltamento del vagone merci ferro-cisterna col gas Gpl", la cui struttura metallica venne aperta da un elemento a terra detto ‘a zampa di lepre’ che fa necessariamente parte dell’infrastruttura ferroviaria posta lungo i binari. "La riduzione della velocità porta alla riduzione dell’energia cinetica, abbassare la velocità quindi rendeva possibile evitare il ribaltamento – ha detto Carloni, accusando pure le Fs – di processi aziendali immobili ed eterni" prima di prendere le decisioni utili a evitare i rischi. Per un altro legale di parte civile, avvocato Filippo Antonini, "la riduzione della velocità è misura preventiva, abbassa il rischio, è facilmente attuabile prima di adottare altre misure con elevata tecnologia, è misura economica sostenibile, è predeterminabile ex ante ed è misura a carattere protettivo. Avrebbe ridotto, se non evitato, il ribaltamento del carro cisterna e avrebbe ridotto la distanza del deragliamento del convoglio dal punto in cui sviò".

"Era fattibile, era prevedibile? Sì - ha anche detto lo stesso legale -. E anche era raccomandata dal Regolamento internazionale per il trasporto di merci pericolose, dall’Agenzia europea per la sicurezza ferroviaria e dall’autorità federale delle Ferrovie Tedesche". Anche la Regione Toscana come parte civile ha chiesto che Mauro Moretti e Michele Mario Elia siano sanzionati nel processo di appello-bis per la velocità alta del treno deragliato . L’avvocato Francesco Bevacqua, che assiste la Regione, sottolinea la colpa di entrambi per "la mancata adozione di provvedimenti di riduzione della velocità dei convogli", un aspetto su cui la Cassazione ha dato indicazioni alla corte di appello di istruire un processo bis per rideterminare la sanzione penale.

L’avvocato Bevacqua ha chiesto per Moretti e Elia "l’affermazione di responsabilità insieme ai responsabili civili anche per il profilo di colpa inerente l’inosservanza della regola cautelare di riduzione della velocità", colpa che deve aggiungersi a quelle già confermate dalla Cassazione nella sentenza di rinvio per "l’omessa verifica della tracciabilità del carro" deragliato e omessa richiesta della documentazione sulla storia della manutenzione del rotabile stesso". Bevacqua ha evidenziato che "la misura della riduzione della velocità a 60 kmh era già ampiamente disponibile al patrimonio di conoscenze di Rfi come misura di cautela idonea ed efficiente a scongiurare le conseguenze potenzialmente catastrofiche del ribaltamento del carro.

Paolo Di Grazia

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