Fabrizio Morviducci
Cronaca

Hospice ancora chiuso: la protesta

I Cobas: futuro incerto per un presidio medico-sociale di grande importanza. Chiesto un incontro con l’Asl

E’ un presidio sociale per i pazienti arrivati alla fine della vita e le loro famiglie. Ma l’hospice di Torregalli è chiuso e il suo futuro è incerto. Il 13 marzo, il delicato reparto del presidio (vi lavorano 25 persone tra personale medico, infermieristico e oss) è stato inizialmente trasferito al VI piano dell’ospedale per lasciare spazio a un reparto Covid-19. Poi il 23 marzo è stato definitivamente chiuso, i pazienti trasferiti o dimessi mentre l’Unità di cure palliative domiciliari è stata appoggiata al Distretto di Scandicci nei locali dell’ex farmacia piano terra. Ma ora? C’è molta attenzione tra le istituzioni per il destino di questo reparto, fondamentale non solo per l’aspetto medico ma anche sociale.

A denunciare l’incertezza sulla questione anche i Cobas del pubblico impiego. "Abbiamo mandato una richiesta di incontro urgente all’azienda – ha detto Andrea Calò per l’esecutivo nazionale – per sapere se l’hospice di Torregalli riaprirà o meno, perché progressivamente tutti i reparti nei vari ospedali utilizzati per fronteggiare l’emergenza stanno riaprendo fuorché questa importantissima struttura che tratta malati terminali. Un reparto che serviva non solo Firenze ma anche Scandicci, Lastra e altri comuni limitrofi per un totale di 10 posti letto. Attualmente rimangono disponibili solo 20 posti letto Senza Torregalli, agli hospice Oblate e di San Felice a Ema". I sindacati hanno avviato la mobilitazione, aprendo una vertenza e interessando anche il sindaco Fallani che a suo tempo era già intervenuto affinché la struttura restasse aperta. Con la chiusura del reparto, i lavoratori sono stati trasferiti temporaneamente in altri reparti dell’ospedale. Eppure l’hospice di Torregalli è sempre stato un vero e proprio punto di riferimento qualificato sul versante delle cure palliative, dando una risposta ai bisogni della popolazione nel momento più drammatico per un malato.