Crisi Ucraina, Caritas Firenze: "Accoglienza e integrazione, ecco il piano per i profughi"

Intervista al direttore Riccardo Bonechi: "Non solo sostegno materiale ma anche psicologico

Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana

Riccardo Bonechi, direttore Caritas diocesana

Firenze, 11 marzo 2022 – Per la guerra in Ucraina tante sono le mobilitazioni di associazioni e enti sul territorio fiorentino per venire in aiuto a quella popolazione e ai popoli dei paesi limitrofi. Per fare un punto sulle iniziative umanitarie abbiamo sentito Riccardo Bonechi, direttore di Caritas diocesana di Firenze, realtà molto attiva nel sostegno ai più bisognosi e che ha promosso assieme a Caritas italiana una raccolta fondi per l’acquisto di prodotti di prima necessità nei paesi confinanti.

Di fronte alla tragedia ucraina quali le iniziative di aiuto della Caritas diocesana di Firenze?

“Noi ci siamo mossi già da fine febbraio in diverse modalità. La prima è stata quella di raccogliere fondi in denaro per l’acquisto in loco di materiali di prima necessità, denaro che abbiamo deciso di devolvere tramite Caritas italiana per aiuti umanitari in paesi limitrofi all’Ucraina.”

La Caritas diocesana non ha voluto fare raccolta di generi alimentari, indumenti e materiale sanitario “per alimentare una disponibilità nei paesi limitrofi: Ungheria, Romania, Polonia, in modo da acquistare i prodotti in loco” Come si può donare?

Attraverso i conti correnti bancari di Caritas italiana. Chi vuole può fare dei versamenti anche sull’iban della Caritas diocesana che noi provvederemo a rivolgere a Caritas italiana.” Anche la Comunità ucraina presente a Firenze di Don Voloshyn, – ha precisato Riccardo Bonechi “ha già attivato i canali giusti per la raccolta di materiali che possono servire. Con il coordinamento delle Misericordie fiorentine – ha aggiunto – è già partita da diversi giorni una colonna che ha raggiunto i confini con l’Ucraina per consegnare tutto ciò che la popolazione fiorentina e non solo ha donato.”

Quali i beni o i generi di prima necessità più richiesti?

“Sono sempre i soliti: innanzitutto i prodotti alimentari a lunga conservazione. Per quanto riguarda il vestiario dobbiamo fare un discorso un po’ più culturale ed educativo.” Il direttore di Caritas diocesana ha sottolineato che non dobbiamo donare i nostri scarti, ma l’abbigliamento offerto deve essere conforme e confacente alle necessità di paesi freddi. Il direttore Bonechi ha però posto l’attenzione sull’accoglienza delle persone che arrivano nella nostra città, in fuga dalla guerra. “Stiamo lavorando giorno dopo giorno per l’accoglienza di questi profughi, rifugiati: un milione e mezzo di persone” che abbandonano il loro paese ”lo stato civilistico verrà successivamente adempiuto tramite canali istituzionali tipo prefettura, regioni, comuni”.

Quali le attività coordinate con la Caritas Spes Ucraina e le Caritas dei paesi vicini?

“Abbiamo già fatto due webinar con Caritas italiana alla presenza dei direttori di Caritas Spes Ucraina, e Caritas Polonia e appreso anche via email quello che sta succedendo, ormai di dominio pubblico tramite social, le tv, le radio- Abbiamo accolto fin’ora ventidue persone in due delle nostre strutture, dando una disponibilità complessiva di novanta persone. Sono principalmente donne e bambini; pochissimi gli uomini perché rimasti in Ucraina a combattere purtroppo e anche qualche anziano.“ Riccardo Bonechi racconta che una decina delle persone fra quelle giunte a Firenze che ha incontrato si dicono molto decise a tornare nel loro paese al più presto anche se nessuno sa quando arriverà questo momento.

Come la Caritas diocesana sta organizzando l’accoglienza del popolo ucraino nella nostra città?

“Stiamo cercando unità ricettive e soprattutto ci siamo mossi all’interno dell’Arcidiocesi in ambienti parrocchiali o similari.” Il direttore precisa che sono già stati fatti in tal senso sopralluoghi dove è stata manifestata volontà di accoglienza a cui seguirà l’azione dei volontari di ‘Fondazione Solidarietà Caritas’, loro braccio operativo, per l’organizzazione, il sostegno dei pasti e delle necessità quotidiane. Bonechi ha voluto sottolineare che queste persone “vengono via da un paese a causa della guerra, ma non hanno nel loro paese necessità di povertà, hanno una loro professionalità, un loro status di un certo livello. Definito. “Noi quindi dovremo essere in grado con i nostri volontari, con i nostri animatori di seguirli nelle strutture di accoglienza, nelle nostre parrocchie con una dignità che meritano e che non si confà soltanto alla distribuzione del pasto caldo, mattina, colazione, pranzo e cena, ma anche a una integrazione sul territorio che guardi alla socialità”.

Come integrarli a pieno?

E’ importante farlo – secondo Caritas – verificando i luoghi che li ospiteranno, rispettando le regole della sicurezza contro il Covid in collaborazione stretta con la USL, con la prefettura riguardo ai permessi di soggiorno, all’assistenza sanitaria, in favore di persone a cui deve essere riconosciuta la dignità che a ciascuno spetta, soprattutto in questo momento che hanno perso la casa, la ‘speranza di vita’ e - cosa più grave – i congiunti stretti, scappando dalle rovine della guerra. Dalle lettere di Sua Eminenza il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze e di Padre Voloshyn, rettore e parroco della Parrocchia fiorentina di San Michele Arcangelo, riportate nel vostro sito, si evince il bisogno di solidarietà e di aiuto verso il popolo ucraino. Voloshyn scrive: “[…] Siamo forti quando stiamo insieme. […]”.

Quale appello si sente di fare come Caritas in momento tanto drammatico per l’intera umanità?

“Caratteristica di Caritas è lavorare tutti insieme e insieme sopportare le emergenze tragiche come in questo momento. E’ chiaro che” – conclude Bonechi – “la rete sul territorio è fondamentale. E’ per questo che noi abbiamo coinvolto tante parrocchie”.

Quante sono?

“Saranno dieci o quindici e tutti insieme collaboriamo: volontari, professionisti, persone che si danno da fare per cercare di aiutare gli altri anche nelle cose più semplici. A breve arriverà un altro gruppo nutrito di ucraini e verrà ospitato in una struttura della nostra Caritas o della nostra Diocesi. Noi lo supporteremo, al di là dell’alloggio, con un’accoglienza e una vicinanza tale che possa coinvolgere a tutto tondo nell’arco della giornata queste persone. Cercheremo di coinvolgere specialmente i bambini in giochi, momenti prescolastici”.

Quali ulteriori misure ritenete utili?

“Sarà necessario un sostegno psicologico sia per gli adulti che soprattutto per i bambini, sradicati dalla loro terra catapultati in un altro mondo che non è il loro".

Caritas sta già organizzando una rete di psicologi, psicoterapeuti e volontari per l’ascolto diretto di coloro che ne avranno bisogno. Quali potranno essere le problematiche?

“Ci saranno problemi di lingua ma anche qui – grazie a Dio – ci stiamo valendo di persone che parlano l’inglese e soprattutto il russo o l’ucraino, in modo da poterli mettere a loro agio. la lingua deve diventare anche un luogo comune per accoglierli e per farli sentire un'unica famiglia: questo il nostro obbiettivo”.

Come Caritas siete pronti?

“Dobbiamo, come Caritas, essere pronti e lo siamo. C’è una squadra di animatori e di volontari che è in grado di supportare questa evenienza, gli aiuti della Fondazione Solidarietà Caritas saranno preziosi non tanto per noi ma per questi ragazzi, questi bambini, queste persone. Delle ventidue persone accolte da Caritas solo due sono uomini. Le persone ospitate hanno lasciato mariti, fratelli, cognati, rimasti combattere in Ucraina. Fondamentale è poi la collaborazione con tutte le associazioni che sul territorio si danno da fare sui temi della carità e Caritas è ben felice di fare rete con altre realtà".

Quante sono ad oggi le richieste?

“Noi abbiamo circa una sessantina di offerte per donare case che sono vuote o addirittura in co-abitazione. Per questo però c’è da osservare una normativa ben precisa. Fare il bene – conclude il direttore Bonechi – è una cosa importantissima però bisogna farlo per ben”. E dal canto suo afferma: “lo spontaneismo è apprezzabilissimo ma in quest’emergenza va anche gestito con la testa e con la pacatezza nella maniera migliore possibile e rispettando le normative vigenti".

Quali le norme adottate?

“Ancora il Covid purtroppo non è sparito e in questo caso i tamponi sono la prima cosa che viene fatta quando immettiamo le persone nelle nostre strutture: questo vale per noi, ma ovviamente vale per tutti.”

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